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Predefinito 11-03-2023, 12:50 PM


Non si può parlare di questo europeo 2023 senza fare cenno ai due mesi precedenti, in particolare il periodo che va da Natale 2022 al 2 marzo 2023 giorno della gara. Il giorno di Natale perdo mia madre, tra l’altro è anche il giorno del mio compleanno…quasi a chiudersi un cerchio; il giorno dopo scelgo di allenarmi ugualmente forse nel tentativo di tornare ad una normalità impossibile e distrarmi dal dolore. Risultato… infortunio serio alla spalla sinistra in panca, tra l’altro con un carico modesto.
Da quei giorni fino alla gara una lenta discesa agli inferi e ritorno. Mi accorgo subito che l’infortunio è del tutto anomalo, mai vissuto (sono stato sempre piuttosto fortunato negli anni). Panca pressoché compromessa, solo squat, stacco e trazioni ancora fattibili senza grosse preoccupazioni e viste le circostanze è tanta roba. Subito inizio una sequenza di terapie, assunzione di antinfiammatori, trattamenti vari, pomate e schiume ad uso esterno, a seconda terapia del freddo o terapia del caldo, massaggi, laserterapia e quant’altro. Nonostante questo alla panca non posso proprio rinunciare del tutto, Gabriele è al corrente, ho perfino una gara open di panca proprio ad un mese dall’infortunio e ad un mese dall’europeo per cui giustamente me l’aveva caldamente sconsigliata, ma c’è un però grande come un macigno: la partecipazione è inevitabile in quanto, insieme alla completa disputata a novembre, è obbligatoria ai fini della convocazione agli europei di quest’anno. A Milano quindi ci vado, faccio una gara dignitosa, sollevo fino al 120 chili ma ai fini del recupero non è stata affatto un toccasana.
Ecco questo è il quadro fisico e psicologico quando apprendo di essere stato convocato per gli europei master di Budapest. Le nominations mi vedono favorito, ma non tengono conto del fatto che la mia panca è ormai pregiudicata per un buon 20%. Oltretutto quest’anno 2 new entry di livello assoluto, il ceco dalla carriera incredibile e con esperienze anche nell’attrezzato con personali invidiabili, terminerà infatti la gara con 220 di squat, 157,5 di panca e 235 di stacco.. Poi un olandese molto forte, un panchista vero, che terminerà la gara con 225 di squat, 182,5 di panca e 222,5 di stacco.
Quindi direi che fino a quel momento di pressioni ne avevo fin troppe. Del periodo tribolato antecedente alla gara mi vengono in mente soprattutto le sessioni di panca, la sofferenza di quei momenti, il dolore a volte acuto a volte meno quando in parte attenuato dall’antinfiammatorio e dal bendaggio a lento rilascio. Insomma, come si dice in queste occasioni, ho stretto i denti e anche di più perché sapevo che mi stavo giocando un europeo e non era certo che ci sarebbero state altre occasioni visti i criteri di ammissione molto restrittivi e discutibili che si è data recentemente la federazione. Le uniche note positive venivano dallo squat e dallo stacco, una programmazione efficacissima che mi ha portato in palestra a stabilire il nuovo record europeo di squat non ufficiale con 238kg. Con queste premesse mercoledì 1 marzo parto da casa in direzione dell’aeroporto di Milano-Bergamo. Viaggio in solitaria a dir poco allucinante, pioggia battente fino ad Imola e da Imola in poi (fino a Modena Nord e oltre) tormenta di neve con il più che mai fondato timore che da un momento all’altro un imprevisto potesse pregiudicare il mio arrivo a Milano o quantomeno provocare un grave ritardo che mi avrebbe impedito di salire su quell’aereo. Fortunatamente ad un certo punto è cessato tutto, mi sono lasciato la tempesta alle spalle e tutto intorno è sembrato un altro pianeta. Ho raggiunto in tranquillità l’aeroporto dove qui mi attendeva il fedelissimo Mauro, assistente di gara e compagno di mille avventure. Ha subito notato il mio atteggiamento un po’ dimesso ed ha esordito con questa frase “ricordati che con le disgrazie che abbiamo passato essere qui per noi oggi è un onore”. Emozionante. In poco più di un’ora in serata raggiungiamo Budapest e saliamo sul primo taxi disponibile per raggiungere l’albergo che distava mezz’ora dall’aeroporto. Il taxista, persona molto distinta e dal fare signorile, ci dà il benvenuto e ci segnala che siamo saliti su una tesla. Che dire, esperienza esaltante e adrenalinica, visto che il gentiluomo ha sfrecciato per le vie extraurbane di Budapest toccando punte di 200 km orari. Raggiunto l’hotel realizziamo che questo distava qualche minuto dall’hotel che ospitava le gare e che la gara che mi vedeva protagonista avrebbe avuto inizio alle 13:00 del giorno dopo, mentre le operazioni di pesatura e controllo dell’attrezzatura si sarebbero tenute dalle 10:00 alle 12:30. A proposito di peso, come spesso mi capita in condizioni di stress particolare, sono risultato essere ampiamente sotto i 105 kg, la lancetta si è fermata sui 102,5 kg, fin troppo e lì per lì la cosa ci ha un po’ allarmato. Finalmente arriva il giorno, entro nella palestra allestita per l’occasione e prendo possesso del primo rack disponibile. Comincio a scaldarmi per la prova di squat e subito noto con una certa sorpresa che la spalla non mi dà problemi. Ci tengo a sottolineare che fino a qualche giorno prima anche l’inserimento nello squat mi provocava non poco fastidio. Bene mi sono detto così potrò concentrarmi su tutto il resto senza dovermi preoccupare della spalla. In realtà mi sarei dovuto preoccupare di altro, del rack di gara e dei miei piedi per esempio. Ma vado per ordine. Fin dalle prime fasi di riscaldamento ho notato che i rack adottati per l’occasione non erano i soliti utilizzati in fipl ed anche nel precedente europeo. Era tutto un po’ sovradimensionato, i pali, gli agganci, ed infatti ho fatto subito fatto a cazzotti con questa tipologia di rack, nel senso che in palestra mi capitava di sfiorarlo o addirittura colpirlo con i dischi del bilanciere. Per quanto riguarda invece la questione piedi, in presenza di carichi oltre il 90%, all’uscita del rack ho sempre avuto problemi di stabilizzazione. Faccio troppi passi e passetti prima di assumere la posizione ferma. Mauro mi ha rimproverato più di una volta per questa cosa, ma effettivamente non mi ci sono mai applicato abbastanza. Il nuovo rack e i piedi condizioneranno pesantemente la mia prova di squat. Prima chiamata a 225, al comando scendo, prendo sicuramente la buca, affronto la risalita quando improvvisamente sento un frastuono, di acciaio che collide con l’acciaio, e per un attimo vado in confusione e non capisco più nulla, gli spotter accorrono in soccorso e la prova è naturalmente nulla. Abbiamo poi tristemente realizzato che uno dei dischi da 25 posti sul lato sinistro avevano sfiorato e toccato il rack nella parte corrispondente. Evidentemente per evitarlo avrei dovuto fare un passo indietro più consistente e mettere più spazio tra me e la struttura. Ho sempre pensato che superare la prima prova di squat fosse un buon inizio, un rompere il ghiaccio e indirizzare la gara dove e come vorresti, per tenere più lontano possibile l’idea tragica di un fuori gara. Per questo fino a quel momento non l’avevo mai fallita, ed è stata per me una novità assoluta e la reazione non poteva essere che di sbandamento totale. Grazie anche al lavoro motivazionale di Mauro ho raccolto di nuovo le energie e ho affrontato la seconda prova fissata ancora a 225 e questa volta non l’ho fallita. Intanto l’olandese si fermava anche lui a 225 ed il ceco a 220. La consapevolezza di dover recuperare chili in previsione di una panca non competitiva e forti del fatto che solo 10 giorni prima li avevo chiusi, ci ha indotto a chiamare i 238 in terza che sarebbero stati il nuovo record europeo. Entro in pedana, mi chino sotto il bilanciere, lo stacco, indietreggio e qui comincia una sorta di balletto macabro, con i piedi non riesco a stabilizzarmi, sbagliati completamente i passaggi, con il rischio serio di cadere, creando non poca ansia agli spotter intorno a me. Alla fine mi stabilizzo ma a quel punto aveva già lasciato un quantitativo enorme di energie fisiche e nervose sulla pedana. Partenza, accosciata valida, supero abbondantemente il primo sticky point ma a questo punto comincia una grindata interminabile nel tentativo di estendere le gambe nell’ultima fase dell’alzata. Niente…non ci riesco, intervengono gli spotter, prova nulla. “just a litte, just a little” mimandolo anche con le dita, mi ripetevano gli avversari nel back stage. Al termine della prima prova mi ritrovo secondo. Dalla panca per ovvi motivi non mi aspettavo grosse cose, per questo in un certo senso è stata una piacevole sorpresa, infatti sono riuscito a fare una gara pulita, senza sbavature e senza particolari fastidii alla spalla. Prima prova 115, seconda prova 120, terza prova 125. Tuttavia al termine della seconda alzata ero settimo, cioè ultimo. L’olandese ha spancato ben 182,5 chili, mentre il ceco 157,5 chili e mi limito solo a citare i miei diretti rivali. Tanti chili di differenza, forse troppi, ma ora c’era la prova di stacco e per coltivare una qualche speranza di podio dovevo fare ciò che ho sempre fatto e forse anche di più. Entro a 255, facili e validi. Seconda chiamata a 273 per continuare a sperare, anche questi andati su bene, prova valida. Dopo svariati calcoli ed un grande lavoro di strategia Mauro mi si avvicina e, testuale, “ci occorre il record del mondo per diventare campioni d’Europa, altrimenti arriviamo dietro, forse quarti”. Non avendo grosse alternative accetto la sfida, entro in pedana, afferro il bilanciere, odo in sottofondo l’incitamento della delegazione italiana e, forte e nitido, anche l’urlo di Mauro. Mi carico e la spinta ha inizio, il bilanciere si stacca da terra, sale e ancora sale, supera le ginocchia e senza grossi inceppamenti mi segue fino in alto. Prova valida, record del mondo a 280,5 (apparteneva ad un americano che lo deteneva da quattro anni) e campione d’europa. L’olandese si ferma a 222,5, il ceco a 235 e risulteranno nell’ordine al secondo e al terzo posto. Mi porto a casa anche un argento nello squat e l’oro nello stacco con un totale di 630,5 malgrado una panca molto sottotono.
Ho recuperato chili su chili nello stacco e alla fine ho vinto il titolo per soli 0,500 kg. !!!
Un mezzo chilo che vale oro, un mezzo chilo di felicità.
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