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Predefinito Perche' e' meglio che il Powerlifting non diventi sport olimpico - 24-05-2011, 03:03 PM

Perche' e' meglio che il Powerlifting non diventi sport olimpico


Ho trovato questo articolo su un altro forum. E’ un articolo molto erudito sul powerlifting, ma soprattuto sul tema della liberta’. Spero piaccia a voi quanto e’ piaciuto a me.




Nota: questo articolo e’ apparso in origine sul forum StartingStrength.com. Si ringraziano Myles Kantor e Mark Rippetoe per aver dato il permesso di riprodurlo su fituncensored.com.
Ogni errore od imprecisione e’ da imputarsi al traduttore (cioe' il sottoscritto).






Perche' e' meglio che il Powerlifting non diventi sport olimpico

Myles Kantor


Nell'ambiente del powerlifting, l'inclusione tra gli sport olimpici e' argomento che viene discusso di frequente. Il Powerlifting, tramite la International Powerlifting Federation (IPF), e' parte della International World Games Association, che opera "sotto l'egida del Comitato Olimpico Internazionale (CIO)". Per alcuni powerlifters, l'inclusione tra gli sport olimpici e' un sogno la cui realizzazione porterebbe a grandi sviluppi per lo sport. In questo articolo, discutero' la tesi che il riconoscimento da parte del CIO avrebbe conseguenze orribili per il powerlifting.


Una premessa filosofica alle mie riflessioni: nelle sue Note sullo Stato della Virginia Thomas Jefferon scrisse che "I poteri legittimi dello stato si estendono soltanto a quegli atti che possonoarrecare danno agli altri". Questo e' un principio fondamentale delle relazione sociali. E' estremamente, anzi, criminalmente scorretto usare violenza verso altre persone soltanto perche' non si gradisce come queste hanno deciso di trattare il proprio corpo. In questa vena, nella sua opera in piu' volumi Rising Up and Rising down: Some Thoughts on Violence, Freedom and Urgent Means, William T. Vollmann (vincitore del National Book Award) descrive quella che lui chiama la Regola Aurea dello Zelante: "Fai agli altri quello che fai a te stesso". Cortes (il conquistatore spagnolo) fornisce un esempio in proposito: sono Cristiano, quindi impongo a tutti di essere Cristiani.

Nel contesto sportivo, questi temi si manifestano essenzialmente nel trattamento del doping. A proposito dell'uso di droghe, l'economista Ludwig von Mises - che nel 1934 lascio' l'Austria preconizzandone l'annessione da parte dei nazisti, e scappo' dalla Svizzera nel 1940 per evitare la cattura in quanto colpevole di essere Ebreo ed oppositore del Nazional Socialismo - osserva nella sua opera 'L'azione Umana':
...una volta che si ammette il principio che e' dovere del governo proteggere l'individuo dalla propria stupidita', non rimane alcuna obiezione sensata da opporre ad ulteriori limitazioni. Per esempio, si puo' passare con buona ragione alla proibizione di alchol e nicotina. E perche' limitare la benevolenza governativa alla mera protezione del corpo di un individuo ? Il danno che un uomo puo' infliggere alla propria mente o alla propria anima non e' forse ben peggiore di qualsiasi danno fisico ? Perche' dunque non impedirgli di leggere libri cattivi, o assistere a spettacoli teatrali offensivi, ammirare quadri o statue di cattivo gusto o ascoltare musica profana ?

Ed ora, veniamo al movimento Olimpico.

L'8 novembre 2008, il quotidiano inglese The Telegraph titolava: "IL CIO mette il Regno Unito sotto pressione per cambiare le leggi antidoping in vista delle Olimpiadi del 2012". Nell'articolo si affermava tra l'altro che:
Aumenta la frustrazione del CIO di fronte al rifiuto del Regno Unito di promulgare leggi che rendano illegale il possesso, la fornitura o la distribuzione di sostanze dopanti...Arne Ljungqvist, il presidente della commissione medica del CIO, afferma che una modifica in tal senso delle leggi inglesi costituirebbe un lascito importante delle Olimpiadi del 2012.

Per costruire il proprio Parco Olimpico per i giochi del 2008, la Cina esproprio' migliaia di persone e non esito' a perpetrare violenza per ripulire la propria immagine. Tanta brutalita', massiccia quanto prevedibile, non dissuase il CIO dal far svolgere le Olipiadi a Pechino. Eppure, una considerevole mole di energie amminstrative vengono dispiegate contro le liberta' concesse dalla legge inglese.

Lo Statuto Olimpico afferma che tra i ruoli del CIO c'e' quello di "guidare la lotta al doping nello sport". Il caso inglese rivela quello che e' l'obiettivo finale del CIO: la criminalizzazione a livello mondiale degli steroidi e con essa, in collaborazione con organizzazioni come l’ONU, la distruzione di tutte le organizzazioni sportive che non eseguono controlli antidoping (vedi UNESCO and WADA | United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization). Questa non e' altra che la Regola Aurea dello Zelante applicata allo sport: "Non uso steroidi, quindi impongo a tutti di non usare steroidi". Il fondamentalismo anti-doping del CIO attacca la liberta' di associazione e al tempo stesso espande i privilegi monopolistici per le organizzazioni affiliate (Uso il termine monopolio nella definizione dell'economista Murray Rothbard nel libro Man, Economy and State "Un Monopolio e' l'attribuzione di un privilegio speciale da parte dello Stato, il quale riserva una certa area di attivita' economica ad un particolare individuo o gruppo. L'ingresso in questa area e' proibito ad altri, e la proibizione fatta rispettare dai gendarmi dello Stato"). Grazie a questa aggressiva detestabilita' e alle razzie a danno dei contribuenti che rendono possibili le Olimpiadi, il CIO e' un nemico globale della liberta'. Un bel contrasto con il fondatore del movimento Olimpico moderno, il Barone Pierre de Coubertin, che osservava come "Il rispetto reciproco e' la base della vera morale umana". Nel 1892, egli articolo' per le Olimpiadi una visione liberale in senso classico:
Lasciate che si esportino vogatori, corridori o schermidori; essi sono il futuro del libero commercio. Ed il giorno in cui questo commercio prendera' posto tra i costumi dell'Europa, la causa della pace acquistera' un nuovo e robusto sostegno.

Tornando al Powerlifting, per fortuna negli USA non c'e' (ancora) un equivalente del Ministero dello Sport che esiste in altre nazioni. A causa di preferenze diverse per quello che riguarda test antidoping, equipaggiamento ed organizzazione, esistono negli USA diverse federazioni, ognuna delle quali si rivolge a chi ha preferenze di un certo tipo. Questa e' una dimostrazione di libero mercato in azione. Quello che una persona chiama steroide, per un'altra persona puo' essere un integratore pre-WO pieno di sostanze stimolanti, e per un'altra ancora una maglia da panca a trama singola. Nonostante trovi quest'ultima particolarmente offensiva, troverei ben piu' offensivo perseguire legalmente chi compete in questo modo. Gli atleti che indossano indumenti costosi dai nomi di spade giapponesi non sono criminali; e nemmeno gli atleti che desiderano riunirsi e competere senza alcun test anti-doping. Nessuno dei due gruppi dovrebbe essere perseguito.

I powerlifters che hanno a cuore la liberta', nel senso fin qui discusso, dovrebbero essere indignati dla fatto che ci sono almeno due nazioni nelle quali una gara di powerlifting puo' essere illegale, a causa del monopolio detenuto da federazioni affiliate alla IPF. Nel 2001, prima dei Mondiali WPC a Cape Town, Sudafrica, il governo sudafricano minaccio' di mandare i soldati se non fosse stato garantito accesso al personale antidoping. Dopo poco tempo, il Ministero dello Sport decise la chiusura della federazione WPC locale, imponendo di fatto il monopolio della locale affiliata alla IPF. Tra gli scopi dichiarati dello statuto dell'affiliata IPF, spicca per sfacciataggine quanto segue:
Tutti i meeting di powerlifting che si svolgono in Sudafrica al di fuori del Regolamento della Federazione (IPF) sono dichiarati non autorizzati, da qualunque club o associazione siano essi organizzati.

Nel 2006, Paul Kelso, un veterano del powerlifting, scrisse a proposito di questi eventi:
Molte nazioni hanno dipartimenti o ministeri per lo sport, che in genere non riconoscono e non danno alcun aiuto finanziario ad alcuna organizzazione sportiva che non sia affiliata con il CIO/GAISF ( General Association of International Sports Federations). Ho paura, anzi prevedo, che in futuro i meeting senza test antidoping, in Europa o in altre parti del mondo, finiranno con l'attirare l'attenzione di qualche Ministero e verranno dichiarati illegali ed aboliti. Ci potrebbero persino essere ripercussioni a catena.

(Ho scritto un articolo su quanto successo in Sudafrica: vedi http://www.rawunitymeet.com/pdf/Myles_IPF_part_2.pdf. Quella del monopolio e' una vecchia abiezione. Nel suo studio in due volumi Austrian Perspective on the History of Economic Thought, Murray Rothbard discute diversi esempi di monopolio, incluso il seguente, imposto nel XVII secolo dal burocrate francese Jean-Baptiste Colbert: "nel 1673, egli impose a due compagnie teatrali di lavorare insieme: nel 1680, una terza troupe fu costretta ad unirsi alle prime due, e questo diede origine alla Comédie Française. La Comédie Française aveva il monopolio di tutte le rappresentazioni teatrali di Parigi, era sottoposta a controlli e regolamenti molto severi, ed era sostenuta da fondi statali". Allo stesso modo, l'IPF persegue sussidi di stato in molti paesi.)

L'atteggiamento della IPF negli States e' altrettanto vandalico di quello tenuto in Sudafrica, ma i suoi poteri di coercizione sono inferiori. Quando parla dell'origine della America Powerlifting Federation nel suo libro Champions of Champions (1986), una leggenda come Larry Pacifico si riferisce a coloro che si consideravano "i signori del powerlifting". Poiche' in America non esisteva un apparato politico in grado di imporre un monopolio, la IPF uso' tattiche intimidatorie nel tentativo di distruggere la federazione concorrente, che non usava test antidoping (la APF fu alla base, nel 1986, della fondazione del World Powerlifting Congress). Nel 1984, il Segretario della IPF Arnold Bostrom scrisse al redattore capo di Powerlifting USA, Mike Lambert, che "Qualsiasi membro, atleta o giudice della IPF o USPF che risultera' coinvolto in una gara APF sara' sospeso per due anni".

Una generazione piu' tardi, ed ancora senza alcun potere politico di coercizione, l'affiliata americana alla IPF, USA Powerlifting (USAPL) minaccia di sanzioni atleti e giudici che volessero partecipare al Raw Unity Meet 2011 - una competizione di prestigio sempre maggiore, tenuta per la prima volta nel 2008, alla quale prendono parte atleti di punta provenienti sia da federazioni che eseguono test antidoping che da quelle che non li eseguono. Alla base delle minacce della UASPL/IPF c'e' la regola IPF 14.9, che recita:
Qualsiasi atleta, allenatore o giudice che compete o partecipa ad una competizione internazionale di Powerlifting o Panca piana non organizzata, riconosciuta o approvata dalla IPF, verra' escluso da qualsiasi competizione IPF, internazionale o regionale, per un periodo di 12 mesi, a partire dalla data della competizione non-autorizzata.

Nelle tre occasioni precedenti il Raw Unity Meeting 2011, la IPF non ha mai usato la regola 14.9 contro il Raw Unity Meeting, nonostante la partecipazione di atleti stranieri. Nel 2011 le cose sono cambiate, ed almeno due partecipanti Meeting sono stati puniti per violazione della 14.9. Nessuno dei due individui ha ricevuto un regolare processo disciplinare secondo le regole USAPL/IPF prima di essere punito, o di essere informato della punizione. Uno dei due individui e' stato bannato da una gara indetta a livello nazionale (USAPL), e quindi al di fuori delle sanzioni prevista dalla 14.9. La competizione e' stata cambiata cambiata in internazionale dopo il Raw Unity, e l'atleta ha scoperto di essere stata bandita soltanto in Febbraio, quando un conoscente le ha chiesto come mai non fosse piu' nella lista online dei partecipanti.

Il secondo caso e' quello di un giudice del Raw Unity, un membro IPF con oltre 25 anni di servizio. In aprile, dopo aver chiesto di poter fare da giudice ai World Masters IPF di Settembre, questa persona si e' sentita dire che non avrebbe potuto partecipare alla gara.
Entrambe le azioni punitive sembrano opera di un solo dirigente USAPL. Nel 2001, Ed Coan fece osservazioni simili su come la IPF tratto' in maniera apparentemente arbitraria un suo appello per delle analisi antidoping del 1989: "Chiesi un appello, andai fino in Olanda per discuterlo, ma quando arrivai mi fu detto 'no, il tuo appello non verra' nemmeno discusso' ".

Il giusto processo e' la pietra angolare sulla quale poggia ogni sistemaq legale legittimo; ad esso si fa riferimento nella Dichiarazione dei Diritti e in altri documenti costituenti, fino a risalire al Massachusetts Body of Liberties del 1641. Quando il giusto processo e' falsato, o assente del tutto, ci si trova in presenza di un regime.

La IPF proibisce inoltre (Regola 14.10.6) ai propri atleti di partecipare a gare insieme ad atleti che sono stati squalificati per infrazioni legate al doping, a prescindere dalla categoria di peso (questa regola non e' sempre applicata con la stessa severita', a volte in maniera davvero plateale). Inoltre, e' meglio non esprimere le proprie opinioni in maniera troppo netta, perche' "disonorare lo sport per mezzo di commenti, articoli, trasmissioni radio o TV" e' passibile di sanzione - come un panchista d'elite della IPF ebbe modo di sperimentare di persona in gennaio (vedi IPF Threatens Anton Kraft with Disciplinary Action | Powerlifting Watch). In modo simile, il codice di comportamento della USAPL stabilisce che "le critiche puerili e le lamentele sminuiscono la posizione dell'organizzazione". Nel 2009, la APF provo' ad aggiungere una regola simile alla 14.9 per i giudici di gara. I membri della APF fecero subito capire come la pensavano in proposito, e la dirigenza abbandono' velocemente la proposta. Questo e' un buon esempio del livello di coinvolgimento degli atleti nella vita delle differenti federazioni.

Per coloro che si interessano di diritti d'autore e proprieta' intellettuale, in gennaio la USAPL ha ordinato ad un membro di vecchia data di chiudere un forum Internet con oltre 13 anni di vita, in quanto usato per pubblicizzare e legittimare una federazione concorrente (Raw Unity). Questo tipo di condotta non e’ nuovo, come dimostra la recente vicenda di un atleta alla sua prima gara USAPL (vedi: https://tnation.t-nation.com/free_on...78642&pageNo=0) Il 19 Aprile il proprietario del forum - usapowerliftingforum.com - ha annunciato la chiusura, e la riapertura con altro nome - thepowerliftingforum.com. Il sito appare attualmente defunto. Il proprietario commenta cosi' la vicenda:
Quello che ha cominciato davvero a cambiare le cose nell'ultimo anno e' stato l'atteggiamento della dirigenza USAPL. Prima di tutto la farsa delle classifiche. Poi le minacce legali per aver usato i loghi ufficiali (cosa che facevo da piu' di 10 anni). Poi la minaccia di essere espulso dalla federazione, in quanto avevo discusso alcune cose con la dirigenza in un certo modo. Ho messo due mozioni (classifiche e logo) all'ordine del giorno del Comitato Esecutivo, ma non sono state discusse, nonostante fossero state approvate dall'Organo di Governo Nazionale (L'assemblea dell'OGN e' indetta ogni anno in concomitanza con i campionati nazionali maschili, ed e' il luogo nel quale la politica della federazione puo' essere discussa ed emendata. Un OGN inefficace e' indice di corruzione profonda).

Nonostante la IPF chiami i suoi atleti "clienti", e dichiari nel suo piano strategico 2008/2011 di volersi "differenziare nel mercato delle attivita' sportive", gli eventi summenzionati ed altri documenti ufficiali dimostrano che la IPF e la sua affiliata americana disprezzano i principi del libero mercato. Come detto nel 2005 dall'ex presidente IPF Norbert Wallauch "Non condivido l'opinione che quello del Powerlifting sia un mercato mondiale, nel quale la IPF deve competere con altre organizzazioni" Nelle minute dell'Assemblea Generale IPF del 2008 si menziona la regola 14.9 in riferimento agli atleti che "partecipano a gare di federazioni fuorilegge". Portando questo insulto alla logica ed estrema conseguenza, un alto dirigente IPF ha di recente indicato le restrizioni legali nei confronti delle federazioni che non fanno test antidoping come "armi necessarie contro il male (cioe' il doping nello sport)". Con macabra frustrazione nei confronti della propria nazione, il dirigente commentava che "ci era stato promesso un intervento coordinato della polizia per distruggere la affiliata WPC locale, ma non e' successo molto, a parte qualche sporadico arresto dei loro dirigenti." Questo violento rifiuto dei principi del libero mercato sono descritti da Ludwig von Mises nel suo libro The Anti-Capitalistic Mentality:
Dove non ci sono privilegi, e dove i governi non garantiscono protezione ad interessi di parte minacciati dall'arrivo di concorrenti piu' efficienti, coloro che hanno acquisito ricchezza in passato sono costretti a riconquistarla ogni giorno.

Il riconoscimento olimpico del Powerlifting porterebbe ad un rafforzamento della IPF, con conseguente grave pericolo per la liberta' degli atleti, anche negli USA. Oltre alle gia' citate regole 14.9 e 14.10.6, ci si potrebbe aspettare anche una azione di lobbying da parte di IPF ed USAPL, a livello federale e dei singoli stati, per sopprimere le federazioni concorrenti (o forse questo e' gia' stato tentato?). Tale soppressione sarebbe piu' facile da ottenere negli stati che hanno un controllo governativo diretto sulle attivita' sportive. Come in Sudafrica, ma su larga scala.

Sembrano eventualita' remote ? nel 1970 molta gente avrebbe ritenuto assurdo speculare che un giorno gli steroidi sarebbero finiti nell'elenco federale delle sostanze proibite, come previsto dalla Legge sulle Sostanze Controllate (Controlled Substances Act), e che la DEA (Drug Enforcement Administration) avrebbe condotto operazioni con nomi come "Operazione Maciulla Attrezzatura". Fino a qualche generazione fa, l'idea che un Presidente USA potesse ordinare una "operazione militare cinetica" (vale a dire una guerra) sarebbe stata considerata una flagrante violazione dell'autorita' del Congresso e delle norme costituzionali di base (vedi per esempio la tesi di Alexander Hamilton nel giornale The Federalist Paper, n.69). I tempi cambiano, non sempre per il meglio.

Il movimento Olimpico e' in guerra contro la liberta', e la IPF condivide l'aggressivo fondamentalismo anti-doping del CIO. Un atleta, dopato o no, non dovrebbe mai appoggiare politiche che ledano la liberta' di un altro atleta. Rispettare i diritti e la dignita' individuale implica tenere il Powerlifting al di fuori dei giochi. Chiudo con le parole del giurista francese del XVI secolo, Etienne de La Boetie, dal suo trattato La politica dell'obbedienza: discorso sulla servitu' volontaria:
... gli uomini si abituano all'idea di essere sempre stati soggiogati, e che i loro padri hanno vissuto allo stesso modo; pensano di essere costretti a sopportare questa maledizione, e riescono a persuadersi con esempi o con l'imitazione di altri, finche' arrivano ad investire quelli che comandano con diritti inalienabili, basati sull'idea che questo sia l'ordine naturale delle cose.

Ma ci sono sempre alcuni, meglio dotati della maggioranza, che pero' percepiscono il peso del giogo e non possono fare a meno di provare a scrollarselo di dosso: questi sono gli uomini che non vengono mai addomesticati e che non possono mai a fare a meno di riprendersi la propria condizione naturale, e ricordare come viveano i propri avi. Questi sono gli individui che, dotati in partenza di menti sveglie, le hanno migliorate ulteriormente studiando ed imparando. Questi sono gli uomini che reinventerebbero la liberta', se questa fosse scomparsa dalla faccia della terra. Per loro, anche la meglio confezionata delle schiavitu' non da' alcuna soddisfazione.






Myles Kantor si occupa di Powerlifting dal 2007, ed ha allenato atleti per diverse federazioni. I suoi articoli sono apparsi su Powerlifting Watch, Elite Fitness Systems ed altre pubblicazioni. Myles e' stato membro del comitato esecutivo di Raw Unity 2011. E' contattabile all'indirizzo myles.kantor@gmail.com.


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