SSRI-ansia depressione fobie;Esperienze e riflessioni
Continuando il 3d aperto da alcuni utenti su integratori e farmaci antidepressivi,qui:http://www.fituncensored.com/forums/...me-italia.html
visto il largo interessamento ed l’esigenza di non lasciare aperte questioni in sospeso,apro questa discussione vista la disponibilità a parteciparvi da pare di personale medico ed utenti pronti a confrontare la propria esperienza in merito,la mia esperienza come già detto è stata statisticamente e personalmente disastrosa,ho conosciuto 4 persone compreso me che hanno assunto ssri in modo continuativo per più anni,risultato due suicidi,io che solo dopo la morte di una di loro(carissimo cugino e amico di tanti momenti felici,sempre pronto a battute a raffica da farti mancare il fiato…ma questa un’altra storia)ho deciso di non suicidarmi e di affrontare la sfida senza psicofarmaci che avevano fatto acutizzare sintomatologie che non c’erano prima del loro impiego,4° persona un’amica con cancro al seno che gli aveva causato una forte depressione ma alla fine guarita da entrambi i mali. Molti medici utilizzano il classico protocollo, benzodiazepine per la sintomatologia e ssri se questa perdura o è invalidante,personalmente sulle benzodiazepine non ho grosse osservazioni se utilizzate per brevi periodi al minimo dosaggio efficace poiché per brevi periodi il rapporto tra effetti positivi ed effetti collaterali è favorevole ai primi mentre se la cura viene prolungata oltre le 6/8 settimane il rapporto cambia drasticamente. Ora passiamo agli Ssri(selective serotonin reuptake inhibitors - inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) includerei anche gli SNRI(inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina) poiché ci sono alcuni farmaci che ad un certo dosaggio sono da considerarsi antiricaptatori della serotonina ed ad altri dosaggi hanno duplice funzione. Riporto le mie osservazioni,dopo aver avuto esperienza negative con due diverse molecole usate per due anni(elopram ed escilatopram),cura iniziata per l’insonnia e per gli attacchi di panico,mi regalarono altri sintomi quali vertigini,derealizzazione,fobie,gravi disturbi gastrointestinali,sensazione di punture di spillo per tutto il corpo,sudorazione continua,bocca secca,attacchi di panico più frequenti e devastanti,perdevo totalmente le forze,aumento di peso quasi 20kg,angoscia che mi soffocava,insonnia. Una volta deciso di smettere di prendere i farmaci cercai di capire come resistere agli effetti collaterali della sospensione e quale fosse il modo migliore per ridurli al minimo,ovviamente con il parere del medico,nel giro di 6 mesi gli effetti collaterali diminuirono fino a scomparire. Nei mesi che avevo trascorso a studiare la situazione oltre che su internet anche su materiale di mia sorella (studentessa di medicina),incappai su alcuni studi e video,dove molti avevano avuto esperienza negative ed a sostenere l’inutilità di questi farmaci c’erano anche medici-psichiatri. Cercando di sintetizzare Sono inutili e dannosi,perché li cervello umano è una macchina complessa con un sistema endocrino-ormonale-nervoso complesso che agisce compensando i propri squilibri,ed i medici che li prescrivono agiscono su dati forniti direttamente dalle case che li producono,seguendo il loro ragionamento che prende in considerazione il singolo neurotrasmettitore e non il sistema adrenergico e serotenergico nel suo insieme,cioè è risaputo il ruolo del singolo neurotrasmettitore (adrenalina,noradrenalina,serotonina,dopamina,ecc. ) ma nel momento in cui chimicamente si tenta di alterare la quantità di uno di esso l’organismo risponde aumentandone la produzione poiché esso è frutto di una risposta che l’organismo sta dando ad uno stimolo (razionale-reale o irrazionale-irreale,ovvero pericolo fisico percepito o preoccupazione eccessiva),sistema che ha garantito la sopravvivenza umana fino ad oggi,e che quindi la presunta efficacia non sia altro che la capacità del cervello di adeguarsi al nuovo equilibrio chimico indotto dai farmaci portando prima il paziente ad un peggioramento e poi sarebbe il cervello ad adeguarsi alla situazione(come due rubinetti di acqua fredda e calda che agiscono insieme per fare acqua tiepida,se si aggiunge acqua fredda dall’esterno il cervello aumenta l’acqua calda,all’inizio si avrà uno squilibrio termico e poi di nuovo equilibrio). Tesi avallata dal fatto che non ci sono esami che possano confermare una carenza di un neurotrasmettitore o di un altro(uno dei pochi casi in cui la medicina non ricorra a nessun tipo di analisi-diagnosi,oltre alla sintomatologia manifestata);oltre al fatto che gli effetti collaterali dei farmaci corrispondono a quelli iperserotoninemia. Ed aggiungo che la depressione è uno stato d’animo che appartiene al lato primordiale dell’uomo,che andrebbe curato con la psicoanalisi,stiamo diventando delle macchine che hanno il difetto di avere sentimenti. p.S. NON HO CITATO LE FONTI poiché è Possibile reperirle su google e su you tube dove troverete filmati con statistiche ed pareri di esperti qualificati in psichiatria oltre ai vari racconti strappalacrime di famiglie che hanno intentato una class action nei confronti di medici e di case farmaceutiche,poiché non è mia intenzione incentrare troppo l’argomento sul lato strettamente scientifico,ma se avete materiale da valutare ben venga,vorrei che ognuno raccontasse la propria esperienza in modo da poter fare una nostra statistica,nessuno studio mi potrà mai ridare Mio cugino e i miei anni trascorsi sotto psicofarmaci,come la mia esperienza non potrà cambiare il fatto che magari qualcuno di voi sia ritornato a vivere grazie ai farmaci |
Faccio solo alcune considerazioni spot la cui sommarietà e dovuta al fatto che ogni caso andrebbe analizzato di persona:
- Circa i disturbi che ti hanno portato gli SSRI, potrebero anche essere sintomi depressivi-ansiosi che i farmaci non riuscivano a controllare e non effetti del farmaco stesso che magari non era quello giusto o non era al dosaggio giusto. - Circa il fatto che qualche neuropsichiatra (o altro) non concorda sull uso degli ssri, singoli pareri (e anche sporadici studi) non fanno "evidence based medicine". ... e da qui si passa al prossimo punto: - Il DSM V° che è la bibbia mondiale della psichiatria ,( riconosciuto dalle società di psichiatria di tutti i paesi civilizzati e riconosciuto e utilizzato anche dai tribunali e dalle assicurazioni di tutto il mondo proprio per la solidità delle conoscenze che riporta) indica come terapia di base delle forme ansioso depressive gli SSRI. Pareri al di fuori di questo sono leciti ma lasciano il tempo che trovano, perlomeno fino a quando qualcuno non porterà (oltre al proprio parere) studi talmente estesi e validati da dimostrare qualcosa di diverso. Il tuo caso è un caso singolo, che andrebbe analizzato nel dettaglio, magari da qualcuno più competente di me per inquadrarlo. |
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Ti preciso solo un'altra cosa negli anni successivi ho incontrato lo psichiatra della mia asl e anche lui insieme ad alcuni colleghi italiani stavano preparando materiale da pubblicare su l'uso indiscriminato degli psicofarmaci e sui loro effetti dannosi,nei vari video che troverai sul tupo ci sono anche le sigle delle associazioni di medici che si sono costituite contro l'impiego di psicofarmaci,i video sono un pò lunghi e non ho avuto il tempo di poter segnalare eventuali parti interessanti;ma come ho già spiegato vorrei raccogliere testimonianze per dare la possibilità di esprimere opinioni di chi li ha provati,e la tua in qualità di medico è sicuramente interessante perchè da quello che ho capito li prescrivi e li consiglieresti se fosse il caso,poichè hai una casistica favorevole nell'impiego deglli SSri. |
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Di questi circa 45 sono stati nettamente meglio dopo un mese circa, e, dopo un anno di terapia (come consigliato dai protocolli americani) e successiva sospensione del farmaco, ad oggi possono considerarsi guariti. Altri 17-20 sono stati bene dopo un mese di terapia ma dopo la sospensione hanno avuto ricadute e hanno dovuto assumere di nuovo (con beneficio) la terapia. I restanti ho dovuto inviarli allo specialista che ha integato e modificato la terapia e, in questi casi, le sorti sono state alterne (qualcuno è guarito, altri sono stati un po' meglio altri ancora hanno avuto poco giovamento). Si trattava di situazioni complesse, con patologie associate quali psicosi o alzhiemer o forme inveterate (come quella di mia madre). Come ti ho detto, il mio parere è talmente favorevole nei confronti di questi farmaci che so già che se e quando contrarrò questa patologia non avrò dubbi sulla loro assunzione. |
Gli SSRI non sono farmaci innoqui così come il marketing farmaceutico vorrebbe dipingerli.
E la superficialità nella prescrizione potrebbe portare a conseguenze tragiche, di cui l'esempio più fulgido sono i suicidi indotti dal farmaco. Tutt'altro quindi che pseudo-integratori "naturali" di neurotrasmettitori carenti, come se fosse vitamina C, e tutt'altro che privi di effetti collaterali, compresa dipendenza e sindrome da rebound alla sospensione della cura. Gli SSRI come tutti gli psicofarmaci, rispondono fondamentalmente alla precisa esigenza di rendere la persona socialmente "funzionante", senza riguardo per la sua individualità. Per la medicina contemporanea siamo soltanto una sorta di robot biologici privi di quella componente impalpabile chiamata mente o anima, le cui azioni e reazioni sono determinate o addirittura pre-determinate semplicemente dalle varie combinazioni di ormoni e neurotrasmettitori che rendono il libero arbitrio nient'altro che una pia illusione. Così si "scopre" che la depressione è una malattìa "fisica", e che la pillolina giusta alle dosi giuste risolve esattamente come una compressa di paracetamolo con la febbre. La medicina è contenta perchè ha trovato la cura. Il paziente è contento perchè era quello che voleva sentirsi dire. |
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Io credo che gli antidepressivi siano spesso utili, ma solo di rado risolutivi.
Il caso, o meglio il mio umore in costante peggioramento circa da luglio, vuole che proprio negli ultimi giorni abbia spesso curiosato anche io nel web su questo argomento, e abbia trovato i pareri più discordanti, sia da parte dei pazienti che da parte di chi cerca di curarli. Ho letto anche che in effetti non si conosce molto sul reale meccanismo di funzionamento, nè tanto meno sul perchè un buon 30% di pazienti non risponda affatto alla terapia (questa è il dato che avevo letto proprio oggi). Però la teoria dell'indurre un peggioramento per poi provocare una risposta adattativa mi sembra strana :confused:... Io ho preso una compressa di elopram per un anno, e dopo un periodo in cui notavo solo maggiore sonnolenza iniziai a stare molto meglio, sia psicologicamente che fisicamente. La molecola quindi era la stessa tua, ma magari era molto diversa la situazione di partenza. Io infatti non avevo nè insonnia (insonne io? ma quando mai?:D) nè attacchi di panico, ma una depressione legata a sintomi fisici di cui non si capiva bene la causa (per inciso, non la si è ancora capita del tutto, e infatti io sono ancora depressa :() Non ho avuto nessuno degli effetti collaterali che hai avuto tu, gli unici sono stati aumento della sonnolenza e lieve calo della libido, che però sono molto migliorati dopo al massimo due mesi, e in ogni caso non mi precludevano niente. Poi, dopo un anno di terapia, ho smesso di mia iniziativa (anche perchè poi non ero più tornata dallo psichiatra che me lo aveva prescritto la prima volta). Sono stata bene circa due anni, perchè stavo bene fisicamente e quello mi bastava. A fine 2003 ho ripreso a stare male, con gli stessi sintomi fisici dell'altra volta, e il mio umore è crollato di conseguenza, così che a giugno 2004, un altro psichiatra mi riprescrisse l'elopram, che ho preso fino a metà maggio 2010. Nel frattempo però avevo ripreso a stare male di nuovo, fisicamente e di conseguenza mentalmente, e di nuovo senza capire il motivo. Visto che stavolta ero sempre sotto cura, ne ho dedotto che l'elopram non era certo la soluzione e l'ho smesso. Non ho avuto grossi problemi con la sospensione, per me a livello fisico il sintomo più tipico di astinenza da SSRI è una strana sensazione intermittente nelle orecchie, come se si tappassero per un secondo, e questo curioso sintomo (che non ho mai provato in altre situazioni :confused:) è durato comunque un buon mese prima di sparire del tutto. A livello psicologico stavo malissimo, ma onestamente stavo già malissimo anche gli ultimi giorni in cui lo prendevo, e in ogni caso un certo peggioramento lo mettevo in conto. Ho resistito circa due mesi, ma ho visto che non mi risollevavo affatto. Così a metà luglio ho chiesto al mio medico curante di ripartire con un'altra molecola. Ero stata tentata di affiancare anche una psicoterapia, ma ero più scettica, soprattutto volevo stare meglio in tempi non biblici, e anche a livello di spesa sarebbe stata molto onerosa. Ho voluto provare la venlafaxina invece di un SSRI perchè visto che il mio problema principale era legato anche (come è anche ora)a stanchezza, sonnolenza eccessiva, apatia e mancanza di iniziativa per qualsiasi cosa speravo che l'azione diretta sulla noradrenalina desse risultati migliori. In realtà non ho notato nessunissima differenza rispetto al citalopram, nè nella fase di adattamento nè negli effetti. Anzi no, a ben ricordare nel primo mese una c'è stata, e cioè che il calo di appetito è stato verso il cibo invece che verso il sesso, perchè avevo la digestione un po' più lenta e difficile, ma (purtroppo :() questo effetto collaterale è rientrato presto. Anzi, ora sono ingrassata di 9-10 chili rispetto a quando ho iniziato a prenderlo, ma se devo essere sincera con me stessa devo ammettere che mangio di più. Lo sto ancora prendendo, ma da un po' di tempo non mi sembra di averne dei benefici. In parte perchè nel frattempo ovviamente la vita ti presenta problemi sempre nuovi, ognuno dei quali lascia una sua traccia, e soprattutto perchè sto di nuovo male fisicamente, e per me quello incide moltissimo sull'umore. Per concludere la mia sensazione è che gli SSRI (e SNRI) siano efficaci nel medio periodo, ma che pian piano perdano il loro effetto. Per quanto mi riguarda da alcuni giorni sto pensando di tornare dallo psichiatra per rivalutare la cura, cosa che credo che farò a gennaio. |
Dal mio punto di vista, l'unica utilità di questi farmaci è in fase di "sblocco", quando cioè è importante interrompere il circolo vizioso per cui la mancanza di iniziativa peggiora lo stato psicologico, e questo peggioramento a sua volta incrementa l'apatìa creando un loop dal quale diventa difficile uscire. In questo caso, l'effetto "attivante" di questi farmaci può avere un senso terapeutico, ma il farmaco andrebbe smesso non appena il paziente sia in grado di assumere autonomamente l' iniziativa.
Per il resto, credo nell'efficacia sul lungo periodo e successiva "guarigione" (leggi depressione=malattìa fisica) almeno tanto quanto credo nei tarocchi. |
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Il problema dei suicidi indotti dal farmaco è piuttosto delicato, e anche quello della prescrizione superficiale. Questo perchè un farmaco antidepressivo prescritto senza motivo per un disagio minore, che magari non lo richiederebbe, difficilmente farà venire a qualcuno la tentazione di uccidersi. Invece chi già ci pensa è proprio il tipo di paziente su cui bisognerebbe trovare il modo di intervenire in tempi brevi (e se l'alternativa è la psicoterapia questa è tutto fuorchè breve). Per cui il medico non ha molte alternative per ridurre il rischio, se non appunto il farmaco. Peccato che gli SSRI abbiano un tempo d'azione di circa un mese, e nel frattempo può esserci anche un peggioramento, quindi il rischio effettivamente nei casi gravi aumenta. D'altra parte leggevo proprio oggi che gli SSRI sono più prescritti di altri anche perchè un sovradosaggio volontario è meno spesso letale rispetto ad altri psicofarmaci, e idem le loro interazioni con altri farmaci o alcol. Bisognerebbe vedere studi sul lungo periodo che confrontino il tasso di suicidi prima e dopo l'entrata in vigore di un uso diffuso di questi farmaci per vedere se effettivamente sono stati utili o se invece i suicidi sono addirittura aumentati, e oltretutto bisognerebbe confrontare questo dato solo su pazienti in cura, cosa non facilissima perchè purtroppo ci sarà sempre chi si uccide senza prima passare dallo psichiatra. |
Il suicidio indotto è un effetto legato alle proprietà "attivanti" del farmaco, che non ha nulla a che vedere con l'assunzione in overdose dello stesso: in soldoni, se il paziente senza farmaco ha spesso considerato l'idea di suicidarsi senza mai trovare il coraggio di farlo, grazie al farmaco lo trova.
E questa, almeno secondo la mia opinione, è una possibilità inaccettabile anche se si parlasse di un caso su 10milioni. Per il resto, è tendenza comune tra i medici quella di far passare gli SSRI come dei farmaci a gestione tranquilla che si possono assumere in quasi totale disimpegno. |
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Sul fatto se la depressione sia una malattia fisica o no ci sarebbe da approfondire molto, secondo me in parte lo è ma ovviamente non solo. Negli ultimi decenni si scoprono sempre più relazioni fra sostanze chimiche varie e stati d'animo, per cui secondo me qualcosa di "materiale" ci dev'essere per forza. Del resto chiunque abbia mai bevuto più di due bicchieri di vino sa che l'umore è influenzabile dalla chimica (e spesso anche le idee, guarda i gusti di Liborio in fatto di donne come cambiano dopo il quinto mojito ;)). Anche i possibili effetti degli ormoni sull'umore sono ormai dati per acquisiti, v. sindrome pre-mestruale, o depressione post-partum, o effetti del testosterone sull'aggressività (o degli steroidi anabolizzanti). D'altra parte questi effetti sono molto più imprevedibili e soggettivi di altri puramente fisici, e questo secondo me dimostra che non c'è solo un fattore chimico ma chissà quanti altri, compresi ovviamente quelli socio-ambientali. Ed ecco che appunto curare certi disturbi è tutt'altro che facile rispetto a curare la tonsillite. E' difficile fare la diagnosi (anche perchè poi non tutti i pazienti sono lamentosi come me, e alcuni stanno malissimo ma non ne parlano col medico per vari motivi), è difficile azzeccare la cura giusta (il farmaco giusto alla dose giusta, ma ancora di più la psicoterapia giusta, se si opta per quella), ed è difficile che la cura sia risolutiva per sempre. Non ultimo, in difesa dei medici, bisogna dire che mentre se uno ha la tonsillite non deve fare altro che prendere i farmaci (o poco altro) e difficilmente avrà qualcosa da obiettare sulla cura, in questi casi al paziente è richiesto qualche sforzo in più, e questa è un'altra variabile che ha il suo peso. |
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1) per quali problemi ti avevano prescritto l'elopram, "solo" insonnia e attacchi di panico o anche altri sintomi, più specificatamente depressivi 2) soprattutto, se il peggioramento notato con l'elopram era stato temporaneo, diciamo nel periodo di adattamento che è di almeno un mese, oppure se erano continuati per tutto il tempo. Perchè in questo caso mi sembra evidente che il farmaco era quello sbagliato e forse avrebbero dovuto cambiartelo prima. Se poi te l'hanno cambiato con l'escitalopram, che dovrebbe essere una nuova versione "migliorata" dell'elopram (buon esempio delle esigenze del marketing farmaceutico, per inciso :cool:) probabibilmente neppure quella è stata una buona scelta, e sarebbe stato meglio provare con una molecola completamente diversa, a mio modesto parere. |
Due casistiche: una persona a cui han scorrettamente dato antidepressivi per anni, ora perfettamente felice et funzionale con il litio (santo cielo, 4 parenti con la sindrome bipolare e ci sono voluti anni). Un'altra di cui so poco della storia clinica precisa: cmq sia prima diagnosi di depressione verso i 20 anni, "guarita" con SSRI (non so quale), sintomi riapparsi dopo una decina d'anni (crisi di panico in primis), terapia SSRI iniziata forse troppo tardi, 2 settimane ed il suicidio.
Io credo abbastanza fortemente all'EBM e al DSM IV e se ripenso al passato ho solo in mente: "Diamine, a ricominciare la terapia prima". Ma anche qui, son due situazioni nell'oceano. |
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(...d' altronde secondo alcune fonti attendibili il virus dell' AIDS non esiste ed è tutto un complotto :D) Quote:
La molecola che preferisco è la Sertralina che funziona bene nelle forme ansiose con crisi di panico, poi però cerco di personalizzare la cura rispetto alla persona che ho davanti, ad esempio nel disturbo ossessivo compulsivo preferisco la Fluvoxamina, nelle forme con importante anedonia (mancanza di capacità di provare piacere) preferisco il Bupropione, etc |
Ehh, il bupropione. Io vorrei provarlo, stando a quel che ho letto in merito, perchè credo che potrebbe fare al caso mio più di altre molecole.
Ma se si va da un medico e si dice "Dottore, sa, io vorrei fare questo e quello, perchè ho questa e quell'idea" regolarmente si viene presi per pazzi e non presi sul serio :mad:. Anzi, di solito neanche ti fanno parlare :(:(. |
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Però se tu parli con uno psichiatra serio, che dovrebbe conoscerlo, ti dovrebbe rispondere o in senso positivo circa il suo utilizzo, o argomentando sul perchè non potrebbe andare bene. Non "prendere sul serio" il paziente è sempre sbagliato; ci deve essere una alleanza terapeutica medico-paziente. |
Già, però per la mia esperienza non è quasi mai stato possibile instaurare questa alleanza :(, ma questo è un altro problema.
Come dicevo credo che a gennaio tornerò anche dallo psichiatra e gli chiederò un parere anche su quello. |
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Sono sempre stato un po’ emotivo ma non avevo mai avuto grossi problemi fino al 2001 quando iniziai a soffrire di anoressia per problemi sentimentali(avevo lasciato una persona che amavo ma visto che gli creavo problemi in famiglia feci finta di non amarla più e la lasciai, ma dentro soffrivo troppo e stavo accettando l’idea di morire perché per me la vita non aveva senso più,ma pur continuando a fare le mie normali attività mi stavo consumando fuori e gli sguardi delle persone(quella pietà che gli leggevo negli occhi mi dava molto fastidio)mi fece reagire ed in una notte di preghiera mi svegliai al mattino e riniziai a mangiare senza più problemi,ma un po’ d’ansia dopo i pasti c’è l’ho ancora,ero rinato e quindi in debito con il mondo,mi buttai nel sociale(riunioni,convegni oltre ad altre 15ore settimanali a fare d’autista ad una mia familiare per il figlio malato di nefrite,lasciata dal marito al momento del bisogno,senza mai chiedere niente in cambio),oltre ad allenamenti durissimi,usavo la notte per pensare a come risolvere i problemi del giorno dopo,ed ovviamente sono andato in tilt. Dormivo poche ore a notte ed avevo avuto dei momenti in cui ero stato preso da malesseri improvvisi,dolore al petto,soffocamento,calo delle forze fino a quasi svenire oltre a disturbi gastrointestinali,per circa un anno mi recavo dal medico per i singoli sintomi,quindi controllo del cuore, analisi del sangue,urine e feci, ecoaddome completo,quindi questa complessa sintomatologia non mi aiutò a capire cosa avessi non conoscevo cosa fossero gli attacchi di panico e quindi iniziai a non uscire più di casa perché avevo paura di stare male (cosa accadutami in aeroporto,centrocommerciale,autostrada,ascensore,R egioneCampania e in ultimo dal medico che capì che era stess,attacchi di panico ed agorafobia). Circa 2 Mesi-ELOPRAM +ALPRAZOLAM prima di andare a letto,l’umore era migliorato moltissimo avevo una smania e tanta voglia di fare(ero così irrequieto che imparai a fare il muratore il fabbro ed l’elettricista in quel periodo, facendo lavori in casa,aggiustai la cantina dove ora mi alleno,ma gli attacchi di panico erano accompagnati da disturbi gastrointestinali forti ed insonnia anche dopo aver preso l’alprazolam,cioè mi stendevo sul letto e restavo ad aspettare la mattina per mettermi a fare qualcosa,su consiglio del medico aspettai un mese,aggiungendo triazolam prima di andare a letto ma non cambiò niente,quindi umore ed energie al massimo ma insonnia e attacchi di panico non sparivano. Circa 16 mesi-ESCILATOPRAM+alprazolam prima di andare a letto,iniziai a dormire,ma gli effetti collaterali cambiavano con il tempo,nella prima fase disturbi gastrointestinali,attacchi di panico a raffica,punture di spillo su tutto il corpo e anche durante la notte,sognavo di essere punto da animali o infilzato da persone con oggetti appuntiti ed al risveglio questa sensazione non andava via,poi dopo qualche mese mi ero abituato a dormire 4 ore a notte e mi accontentavo,i disturbi gastrointestinali non erano andati via,gli attacchi di panico si erano focalizzati solo in presenza di eventi fobici(agorafobia,che ormai si era potenziata al massimo).mi sono accontentato di vivere così per qualche anno ormai ero convinto che per me non si potesse fare più niente. Circa 3 mesi-Decisi di smettere e provare altre strade ma dopo qualche mese ebbi nel cuore della notte un attacco di panico così forte che lo scambiai per un infarto non riuscivo più a respirare ed il dolore al petto era fortissimo,credevo che fosse finita per me ero contento perché ero convinto che quella sarebbe stata la mia ultima sofferenza non provai nemmeno a chiamare aiuto strinsi i denti ed aspettai,poi iniziarono degli spasmi allo stomaco corsa in bagno e tutto finì. Riandai dal medico che escluse infarti o malattie organiche mi convinsi che dovevo riprendere il tutto da capo . 10Giorni-escilatopram,questa volta la cose furono disastrose,non riuscivi più a dormire ,le punture di spillo erano più frequenti e forti gli attacchi di panico andavano e vanivano uno dietro l’altro accompagnate da disturbi gastrointestinali,non riuscivo più a mangiare,da ex anoressico avevo paura di ricascarci, così mi sforzavo di mangiare,dai cibi solidi passai ai liquidi(succhi di frutta e proteine in polvere),ma iniziai a vomitare tutto quello che mangiavo,provai un giorno a bere solo acqua ma vomitai pure quella. Smisi di prendere farmaci scalando gradualmente ormai avevo deciso”sono inguaribile non mi resta che farla finita,ma visto che non avevo soldi e non volevo pesare sui miei genitori,scaricai da internet un paio di manuali sul suicidio e iniziai a cercare tra le montagne del mio paese un cunicolo dove buttarmi dopo essermi imbottito di psicofarmaci in modo da poter coprire anche l’odore del mio corpo(sapevo che c’erano ,ma quelli che conoscevo erano larghi non più di 30cm ma profondi molte centinaia di metri,vivevo questo con serenità.Ma un giorno vennero a casa due persone mi dissero che nostro cugino aveva scelto di andarsene,arrivato a casa sua lungo il corridoio della sua camera c’erano le foto di una vita che raccoglievano immagini di momenti felici in cui c’ero anche io sorridente al suo fianco,la sofferenza dei genitori e degli amici e la mia per la sua perdita mi fecero riflettere sull’importanza della vita anche con le sue sofferenze e che non c’era vita che non fosse degna di essere vissuta,incredibilmente pensavo”perché l’hai fatto”. Ho scelto il training autogeno,la meditazione e l’autoterapia analitica grazie al buddismo.oggi non ho più attacchi di panico dormo abbastanza bene,la mia vita socio economica è peggiorata,ma se non fosse per l’agorafobia che mi limita ancora un po’,non mi lamenterei. Magari è come dici tu forse con una molecola diversa avrei avuto esperienze diverse e migliori,ma io di fare la cavia non me la sento più. |
Scusa Indio...cosa intendi esattamente per autoterapìa analitica?
e la pratica buddhista, continua tutt'ora? segui una tradizione in particolare? Grazie. |
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come tradizione di base seguo quella theravada,ma c'è anche l'aspetto dell'addestramento della mente di tradizione Tibetana che seguo.ovviamente tutto materiale scaricato da internet. Avevo programmato qualche settimana a santacittarama,ma tra varie problematiche è saltato tutto. |
Bè io anni fa, prima di approdare su questo forum ho vissuto quello che Indio ha avuto in un tempo molto più lungo.
Era un estate, nei giorni precedenti notavo una tachicardia inconsulta (ma non avendo neppure mai provato "l'ansia" non riuscii a riconoscere i sintomi, anzi ricordo che ci scherzavo con delle mie amiche dicendo che era colpa della loro bellezza o bruttezza, non ricordo :D), cmq ero da solo in casa in pomeriggio afoso mentre stavo accendendo uno zampirone sentii una fitta intensissima al cuore e caddi per terra in sala da pranzo come un salame. Mentre ero perterra mi ricordo che pensai solo ai miei che sarebbero corsi a casa dalle vacanze perchè da li in poi non risposto alle loro chiamate e mi avrebbero trovato freddo in quella posizione. Perfortuna era qualcosaltro :D. Chiamai un mio amico in preda all'agitazione e gli dissi di portarmi al prontosoccorso al volo che avevo avuto un "infarto". I medici si allarmarono davanti all ecg, non trovarono nulla ma dissero che non era normale, dissero di ripassare se mi fosse tornato. Nel dubbio mi prescrissero un bradicardizzante e dell'alprazolam. Da li un lungo periodo-terribile-dove non dormii, mangiavo poco, evacuavo quello che avevo mangiato (digestione azzerata), il peso sullo stomaco del cibo mi angosciava, tachicardia, tremori, vertigini, crisi di freddo, punte di spilli diffuse, incapacità a contenersi etc. Appena stavo male correvo al prontosoccorso. Lì, sentendomi più "protetto" l'attacco di panico svaniva. Non si arrivava a un dunque, il tmepo passava e io non vivevo. Uscire di casa era follia.Uscivo solo di fronte a uno-2 miei amici alla volta, assolutamente non in presenza di altri, rumori, situazioni non conosciute. Nel mentre fui pure ricoverato perchè a uno che a riposo ha il battito sui 50bpm, un bradicardizzante può creare qualche problemino. Non so quanto rischiai ma arrivai la con un battito inferiore ai 30bpm e mi sembrava di avere un landini monocilindrico nel petto. Iniziai ad aver sfiducia dei camici, era già una decina di volte che andavo al prontosoccorso, avevano guardato di tutto, meningiti, tac, problemi tiroidei, holter, etc. Poi una volta arrivai alla conclusione che, se qualcosa mi "prendeva" totalmente l'attenzione...io non sentivo più per quel periodo i miei problemi. Ci misi un po a capire che erano problemi d'ansia anche perchè era una branca che non mi aveva mai interessato e non ne sapevo granchè. Trovai conferma da un medico del ps, che cadde dal pero (speriamo anche in un burrone dopo :p) e dopo qualche mese iniziai a valutare il da farsi. I medici ora che gli avevo detto cosa avevo erano tutti certi che dovevo farmi un annetto o due sotto ssri (paroxetina o sertralina) abbinata llo xanax. Logicamente pisciai tutto e iniziai a togliere una goccia al giorno tutti i giorni di xanax dal mio menu. Erano ormai 2o3 mesi che lo assumevo a dosaggi sempre più alti su consiglio dei vari eminenti del caso (non ho certezze in merito, la percezione del tempo-assieme a tante altre cose normali per una persona-grazie alla suddetta droga era pessima, mi è parso di fare un "badtrip" infinito) verso la fine feci un po fatica e iniziai a toglierne una ogni 2o3gg. Poi continuai per un periodo abbastanza prolungato a tenerlo in tasca, come se fosse la mia salvezza. Nello stesso periodo iniziai a frequentare degli psicologi, uno lo bruciai su due visite 1 perchè era un idiota, 2 perchè da buon imprenditore ma un po troppo cristallino, mi aveva fatto intuire che la sua fortuna era la mia non totale guarigione. Presi una psicologa dell'ospedale. 3 o 4 visite e ciao, poi fu tutto impegno personale, impegno a ributtarsi nella vita, controllo della respirazione, affrontare tutti gli evitamenti, non mollare mai e "pensiero positivo". Sono tornato come prima. Percorso lungo, ma non è nemmeno da dire che ne vale la pena. |
Le testimonianze di Liborio e di Indio alle quali unisco la mia, sono la conferma lampante della fondamentale inutilità degli psicofarmaci.
Sebbene non abbia mai sofferto di problemi di ansia così gravi, diciamo che ho attraversato anche io le mie bufere, durante le quali sono stato iniziato su consiglio del medico di base, all'uso di queste porcherie, che ho preso senza naturalmente riscontrarne benefici apprezzabili, ancorchè per brevissimi periodi. Poichè la sola idea di dipendere da quella roba mi ripugnava, ho deciso di prendere in mano la situazione facendo un serio lavoro su me stesso, ed è ciò che alla fine mi ha portato risultati concreti. |
Ma probabilmente la loro utilità l'hanno anche, semplicemente sono più i casi in cui non andrebbero usati rispetto a quelli in cui andrebbero usati (cosa anche abbastanza ovvia) mentre mediamente pare che vengano dati (e aggiungerei anche richiesti) con un po' troppa facilità.
Liborio e Indio hanno dimostrato nei loro racconti di essere in gamba perchè hanno scelto la via più faticosa ma che poi è anche l'unica che ti permette di uscire dai problemi. Troppo spesso invece il farmaco viene visto come la scorciatoia facile che però non porta da nessuna parte. |
Bè no, gran merito va a chi ti ha sostenuto quando davvero ne necessitavo.
Poi io ero davanti al bivio: -continuiamo così(vita finita) -pedalare Non è che avessi una gran scelta (non concependo il suicidio come scelta di comodo, fino a che ci sarà qualcuno che ne rimarrebbe ferito) :D |
Credo che davanti al quel bivio ci si trovino tutti quelli che hanno questo tipo di problemi, anche se poi magari non è letteralmente un suicidio è comunque una non vita.
E poi non fare il modesto, su :p:):D Rimango comunque dell'idea che i farmaci possano essere davvero utili per chi ha subito dei traumi pesanti (che ne so, ti muore un figlio) ma in tutti gli altri casi per venirne fuori bisogna fare come avete fatto te e Indio. |
Ma come palliativo iniziale le bz io le vedo utili.
Gli ssri sicuramente hanno un utilità anche loro. Il problema è il loro uso smodato e ingiustificabile. Il vero problema è che dovrebbero essere la spalla di una psicoterapia ben congegnata e di base. Nei casi in cui la psicot. non bastasse si potrebbe pensare d'affiancare uno psicofarmaco. Qua si fa peggio che il contrario secondo me. In italia siamo pieni di medici che screditano gli psicologi, psichiatri che scrivono solo delle ricette etc. Ho avuto diversi amici/conoscenti con attacchi di panico (da quando li ho avuti io, neanche fossi contagioso) e quelli che hanno deciso di affidarsi ai farmaci...ora, dopo svariati anni, si affidano ai farmaci. Quasi tutti hanno migliorato la situazione, fatto sta che fanno una vita che io non ho accettato a priori. Ora quando hanno un problema ( che logicamente e scontatamente si manifesta con ansia/panico) provate a dire quando lo risolvono? Subito dopo l'assunzione di bz, se ci riescono. Loro ne escono così, per insegnamento. Io ho imparato a uscirne veicolando i miei pensieri, controllando il respiro, rilassandomi. Loro con le gocce e li capisco bene, erano diventati la mia unica speranza di salvezza quando conoscevo solo quella possibilità. Peccato che ero un vegetale di merda. Fra le esperienze che mi hanno più segnato: uno dei miei migliori amici, per problemi di deprex si è affidato agli ssri, ormai saranno 6-7 anni che li assume. 160€ per 20 minuti dati "allo" psichiatra della mia città. Lui entra, gli viene chiesto come va, lui dice male e gli viene proposta una nuova cura o un farmaco da aggiungere.:mad: Io non ho mai conosciuto una persona con questi problemi psichiatrici di "lieve" (termine scorretto ma per distinguerli da quelli che si sentono napoleone) entità che sia stata curata con gli psicofarmaci. Hanno solo guadagnato una dipendenza fisica o mentale, o entrambe. In famiglia abbiamo avuto anche 2 e dico 2 effetti paradosso con la paroxetina, che se succedevano a me non c'era nessuno a fermarmi chissà cosa succedeva (perfortuna in casa sono il più grosso :D) Anche a mia madre davanti all'incapacità di affrontare il lutto per sua madre le è stato messo in mano una bz. Dopo 2 gg che non si alzava dal letto se non per andare sul divano l'ho lanciata al vicino. A me hanno provato a darmi del lexotan a 16anni perchè non mi piaceva andare a scuola ed era il periodo "delle rivolte". Prima lo facevi e basta, andavi contro perchè è normale passare determinate tappe di accettazione o meno, ora tentano di lessarti le cervella (cmq, per la cronaca, finimmo il boccettino in un paio di giorni in un parchetto, se mi devo fare male almeno che sia divertente :cool:). Per i lutti, per le bocciature, per i divorzi, per la non accettazione di se stessi, per tutti i momenti difficili...ma quello che mi chiedo io è: ma prima come si faceva? Era tanto peggio? A voi l'ardua sentenza. Adesso mi sono un po perso a esprimere il mio rancore verso l'odierno abuso di queste forme medicinali. Non sono contro gli psico (come non sono contro ai fucili o all'energia nucleare) è come si usano che mi può far girare le palle. |
Quoterei riga per riga se non fossi convinto che in realtà il problema sia più esteso e non riguardi soltanto la superficialità di certa classe medica ma l'intera cultura in seno alla società occidentale basata sull'idea del rimedio pronto, del tutto subito e senza impegno. Molti problemi si potrebbero risolvere semplicemente dedicando loro la giusta attenzione, ma questo richiede impegno, tempo, fatica, valori che ormai tutti abbiamo più o meno dimenticato. Più comodo impasticcarsi e illudersi che sia come curare il mal di pancia e aspettare soltanto che le pillole facciano effetto. Meglio impegnare il proprio prezioso tempo in cose più edificanti della conoscenza di se stessi, che so, in una sala scommesse, al bar, in discoteca, in un centro commerciale, in mezzo alla strada a tirar mattina...
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Secondo me i problemi che si possono risolvere "con la giusta attenzione" o la conoscenza di se stessi non sono gli stessi che si curano con gli psicofarmaci. Forse, con "la giusta attenzione" non si sarebbero mai instaurati, ma questo rientra nell'imponderabile, un po' come dire "se mi fossi coperto di più forse non avrei preso l'influenza". Anzi, la mia impressione è che più ci si conosce peggio si sta, e ammetto di avere una certa invidia per chi sta bene gironzolando per centri commerciali e tirando mattina in mezzo alla strada senza farsi troppe domande (non per chi sputtana soldi nelle sale scommesse, ma infatti anche questo comportamento spesso arriva al patologico). Ribadisco che io non mi considero una miracolata dagli psicofarmaci (e non lavoro per nessuna casa farmaceutica ;)), però noto una pesante diffidenza e discriminazione verso questi farmaci, che è poi discriminazione verso i disturbi mentali (non che sia una novità, esiste da sempre, ma mi stupisce che sia ancora così radicata). In sostanza: chi ha un male fisico, meglio se dovuto a una causa organica documentabili, ha il diritto di curarsi per soffrire di meno, ma se si ha un disagio mentale, qualunque esso sia, non si ha lo stesso diritto. Perchè tanto il male non si vede, e non risulta dalle analisi quindi "è tutto nella tua testa". Perchè "è solo questione di impegno e volontà", e chi sta male in realtà preferisce soffrire, e sfruttare il suo stato per tutta una serie di invidiabili vantaggi nella vita relazionale :confused:. Perchè per qualche motivo a me incomprensibile si pensa ancora che la sofferenza serva a qualcosa, forse a scontare dei peccati, o forse a renderci più saggi, più tolleranti, più altruisti (secondo me invece è più probabile il contrario). Non è il mio modo di pensare, e questo a prescindere dal fatto che io stessa abbia problemi di umore. Secondo me si dovrebbe cercare di stare il meglio possibile con ogni mezzo, e il compito della medicina è ridurre la sofferenza. Capisco molto di più la diffidenza dovuta a esperienze decisamente negative, come quella di Indio, che il preconcetto a priori. Ovviamente, se uno è risucito a ritrovare la serenità senza farmaci, fa benissimo a non usarli, ci mancherebbe. Ma non concordo sulla demonizzazione, e sul considerarli in qualche maniera peggiori di tutti gli altri farmaci. |
Beh il discorso è paragonabile a chi, al minimo dolorino, si imbottisce di antidolorifici.
Comunque quello che mi colpisce di te è questa ricerca spasmodica di farmaci che, dal tuo punto di vista, potrebbero risolvere tutti i tuoi problemi. Una frase emblematica è questa Quote:
In ogni 3d in cui si parla di queste cose spunti come un funghetto :) anzi, quasi solo in questi. Scusa ma tu che competenze hai per decidere cosa provare e cosa no? Neanche Doc si sbilancia in consigli, vuoi perchè non è il suo campo specifico o vuoi perchè prima di prescrivere un farmaco va seguito un preciso protocollo. E poi c'è una certa dissonanza tra questo interesse verso i farmaci e la convinzione che gli psichiatri, cioè la figura che dovrebbe avere le competenze per prescriverteli, siano bene o male tutti incompetenti. Dici che bisognerebbe cercare ogni mezzo per stare bene, beh, anche chi si attacca alla bottiglia probabilmente la pensa come te ma se uno è insoddisfatto della sua vita non è certo l'alcool o altre sostanze a migliorare la situazione. Al massimo non ti ci fanno pensare. |
Infatti io non biasimo neanche chi prende un antidolorifico per un "minimo dolorino", perchè non posso quantificare il male altrui. Onestamente faccio molta più fatica a capire chi dice che non prende farmaci neppure quando sta male, ma rispetto le loro idee.
Sul resto c'è un equivoco di fondo. Io non credo affatto che ci sia un farmaco che possa risolvere tutti i miei problemi, l'ho anche scritto in un post precedente. Però non ho perso la speranza che ci sia un farmaco che mi possa fare stare meglio di quanto sto in certi momenti (che dovrei fare invece? Buttarmi dal decimo piano?) Non ho nemmeno mai scritto che gli psichiatri siano tutti incompetenti. Ho detto che ho poca fiducia nella psicoterapia senza farmaci, e che per quel poco che ho provato non mi è servita a niente. Ma se devo dirti la verità anche il mio medico curante me l'ha sconsigliata, e io invece di lui mi fido molto. L'altra cosa che ho detto è che è difficile trovare un medico disposto a instaurare il tipo di rapporto che vorrei io, ma questo non significa essere incompetenti. Certo io sono molto spregiudicata su questi argomenti, e non solo per "disperazione"; è un campo che mi affascina e mi incuriosce molto, tanto che fra i miei motivi di insoddisfazione c'è anche quello di avere sbagliato mestiere. Ma a parte quello, non ci vedo niente di strano nel desiderare di provare una cura diversa. Sinceramente, mi sembra che ogni persona che sta male se la prima cura non fa effetto (o non fa più effetto nel tempo) desideri provarne un'altra. Non so, mi sembra che siano cose così ovvie...:confused:. Riformulo la domanda: se tu avessi un'infezione, e il primo antibiotico non la manda via, non penseresti che forse ce ne vuole un altro? E' questo ostinarsi a pensare che la depressione sia una cosa completamente diversa dalle altre malattie che io invece non riesco a capire. Poi non devi fraintendere. In un giorno come oggi, il mio umore è normale e non ho quella spossatezza e quella tristezza opprimenti che mi fanno stare male, per cui non sarei curiosa di provare nessun farmaco. Ma quando stai veramente male e non vedi vie di uscita, la priorità è uscire da quello stato e la prospettiva cambia. Al di là di tutti i discorsi moralistici, il paragone con l'alcol e le droghe non regge perchè l'alterazione che comportano è disfunzionale per altri aspetti, mentre l'obiettivo del farmaco non è quello di farti vivere in un mondo dorato distaccato dalla realtà, ma fornirti uno scudo sufficiente per affrontare la realtà e adeguartici con minor fatica. |
scegliere a priori la cura è sicuramente sbagliato,prima credo che non ci fosse l'impossibilità di prendersi del tempo per se stessi,oggi bisogna essere sempre efficienti,se non si ha la forza di uscire da soli da un problema e si hanno avuto esperienze positive con farmaci ben vengano,ma attenzione a non instaurare una dipendenza da farmaci.
un pò di storia per capire,ascoltatene i primi 10'minuti per lo meno. Manuale Diagnostico e Statistico Psichiatrico - YouTube |
Quote:
E per questo elementare motivo il farmaco non la guarisce in nessun caso, ma ne tampona soltanto gli effetti. Perchè la medicina, quando si tratta di curare la mente, si rivela una scienza ancora chiusa su posizioni retrograde e primordiali. E parte, a mio parere, da presupposti totalmente erronei, o quantomeno incompleti. Pensare che siccome "siamo nel duemila", invece di faticare su se stessi "alla vecchia maniera" è giusto cercare il farmaco più adatto "perchè se no a che serve il progresso", risponde esattamente a quella mentalità alla base del circolo vizioso di cui parlavo poco sopra, e che ravviva il mercato dei farmaci e delle prescrizioni facili dando al paziente l'illusione di fare qualcosa. Anche la scarsa o inesistente sinergia tra medici di base/psichiatri e psicologia/terapìe olistiche testimonia l'atteggiamento snob che viene comunemente assunto dai professionisti che evidentemente più attenti al negazionismo, all'ego e alla carriera che al reale benessere del paziente, purtroppo non mettono a sua disposizione la gamma di informazioni più completa ed imparziale sulla base della quale il paziente possa decidere il metodo di cura più appropriato per se stesso. Hai una depressione? Sciroppati l'ultima molecola. Fine del consulto. Non ha funzionato? Aumentiamo il dosaggio. Non ha funzionato? Cambiamo molecola. Fine delle possibilità. Del resto perchè rimettere in discussione la vita del paziente... Chi soffre ha tutto il diritto a stare meglio. Se si tratta di una polmonite fa bene a cercare il farmaco migliore. Se si tratta di una depressione, saltarne a piè pari le vere cause, quelle che stanno al di là della serotonina latitante, e che si sono instaurate in anni di "imprinting", significa non volersi realmente impegnare a stare meglio ma soltanto illudersi di farlo. Pensare che la guarigione sia semplicemente "compito della medicina" equivale ad avere i paraocchi, e belli grossi. Ognuno comunque è libero di fare come crede: può stare alla finestra aspettando che il marketing farmaceutico annunci prima o poi proprio la molecola che stava aspettando, o può muovere il culo da subito, e lavorare su se stesso con un ritorno immenso oltre che in termini di benessere, anche in termini di crescita individuale, saggezza ed equilibrio interiore; tutte cose che nessun farmaco potrà mai dare. |
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Certo che si ma mica mi metterei a cercare su internet quale antibiotico prendere, andrei da un medico e se questo non è in grado di aiutarmi andrei da un altro. Ma di sicuro la soluzione non la cercherei su un forum, piuttosto chiederei a doc se posso andarlo a trovare per sottoporgli il mio caso (dietro compenso, ovviamente :p). Da come scrivi tu traspare quasi una passione e il fatto che volevi fare il dottore non mi sembra una scusante che regge, sinceramente. Poi bisognerebbe anche capire come me la son presa questa infezione, altrimenti è inutile. E sempre per rimanere in tema con l'esempio, la resistenza agli antibiotici non è certo una cosa che ho inventato io. Affrontare la realtà è una cosa, adeguarsi è un altra. Non che la seconda sia sbagliata a prescindere, sono il primo a sostenere che i vari slogan da film anni 80 "se ti impegni ce la fai, sei un campione" sono boiate assurde ma quanto meno bisognerebbe provarci o farsene una ragione. Se il farmaco è la condizione sine qua non per stare bene allora non è molto diverso dalla bottiglia, è questo che volevo dire. E' chiaro che a volte ammettere a se stessi certe cose può essere molto doloroso, però se non lo si fa non si potrà mai riuscire a farsene una ragione. Adeguarsi non è dire: "ok, sto una merda, prendo questo è sto decentemente". Al massimo è dire: "ok, nella mia vita ho fatto questi errori, posso rimediare solo su questi altri, mi rimarrà sempre il dolore per non aver fatto determinate scelte ma cerco di farmene una ragione". |
Vorrei sottolineare che qui non c'è nessuno "slogan anni '80".
C'è solo da prendere coscienza che la volontà di cambiare è il cardine della guarigione. Se non si capisce questo, non si può affrontare alcuna discussione esaustiva sull'argomento. La propensione a scegliere la via del farmaco (o qualsiasi altra scorciatioia) denota semplicemente che questa volontà manca. Perchè, comprensibilmente, tra una via faticosa ed una più semplice, chiunque sceglierebbe la seconda. Sostenere che "la volontà non basta", che "cambiare è difficile", che "tanto se non lo hai vissuto non puoi capire" ecc, non sono altro che forme di difesa a giustificazione del proprio immobilismo, che si possono smascherare semplicemente chiedendo alla persona quali cambiamenti in concreto abbia fatto per uscire dal problema...domanda che sovente coglie impreparati perchè la persona è in qualche modo convinta che la semplice autocommiserazione dovrebbe essere sufficiente a smuovere qualche recondita energia dell'universo che provveda a risolvere la sua situazione senza sforzo... |
Non mi riferivo direttamente al tuo post, che devo dire che in linea generale condivido.
Semplicemente la vita non è così semplice e ci sono cose che uno non può cambiare, per quanto si impegni, perchè sono così e basta. Questo non è per contraddire in toto quanto hai detto ma per non farla un po' troppo facile. E non vuol dire neanche che sto sostenendo l'immobilismo, semplicemente, per fare un esempio banale (ma che forse non lo è) se uno capisce a 50 anni che voleva fare il dottore e che il suo lavoro gli fa schifo che fa, torna sui libri? Tutt'al più, visto l'andazzo, deve considerarsi fortunato ad averne uno. Tu dirai... è un esempio piuttosto stupido che non dovrebbe portare alla depressione. Ok. Allora facciamone uno di maggiore spessore, se uno a 50 anni non è riuscito ad avere dei figli e questo lo porta a soffrire e a cadere in depressione che fa? Non su tutto abbiamo il potere di agire. Questo però non significa che ci si debba imbottire di farmaci per sopperire al dolore latente che ci porta sbalzi d'umore, depressione inspiegabile, periodi neri e quant'altro, sia chiaro. |
già che ci sono, vorrei fare anche un altra precisazione: qui nessuno demonizza gli psi a priori. Personalmente ho anche indicato i casi in cui a mio parere andrebbero utilizzati con beneficio.
Quello che si demonizza invece è l'eccessiva disinvoltura nelle prescrizioni. E il fatto che in molti casi le persone trovino delle alternative molto più valide per stare meglio dovrebbe far riflettere,e non poco, perchè testimonia come minimo quanto sia discutibile il loro impiego generalizzato. |
Comprendo il tuo discorso PO-OL.
Ma per cambiamento, io non intendo tanto una trasformazione nel senso "esteriore" del termine, ma più propriamente, del proprio modo di pensare. Trovo il tuo esempio in tal senso, molto appropriato: ci sono situazioni che materialmente non possiamo cambiare, come quelle da te indicate, ovvio, ma possiamo comunque cambiare il nostro modo di viverle, la prospettiva dalla quale le inquadriamo. La vita insegna che ci sono persone capaci di mantenere una serenità ed un equilbrio impensabili anche nelle situazioni personali e sociali più tragiche, ed al contrario, persone che trascorrono la vita a deprimersi per futilità estreme: dovrebbe far pensare quantomeno al fatto che l'approccio mentale sia una discriminante come minimo fondamentale... |
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Io di medici ne avevo consultati una decina in 7-8 mesi senza risolvere, e a quel punto sono stati i miei genitori a insistere sullo psichiatra, perchè io, come poi il 99% delle persone con un certo tipo di problemi, ero sicurissima che A ME non servisse. Però in effetti bene non stavo, ed ero a terra, così quando mi ha proposto il farmaco ho pensato che tanto valeva provare, anche se non ero neppure convinta della sua diagnosi. Magari sarei stata meglio anche senza, ma forse ci avrei messo molto più tempo. Poi non è che gli SSRI siano delle specie di allucinogeni che ti impediscono di vedere le cose come stanno o di guardare dentro te stesso e fare quel tipo di lavoro di cui parla Veleno. Anche secondo me adeguarsi significa fare il ragionamento che porti ad esempio tu. Il problema è che non tutte le persone riescono a farlo su tutti gli ambiti della vita e a convincersene davvero, e in certi casi, il farmaco aiuta proprio a fare quello. |
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Diciamo che mi ha un po' colpito questo forte interesse e in particolar modo quella frase che ho quotato prima. Poi vedi tu se rifletterci o se semplicemente sono io che interpreto male. |
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