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Veleno 12-12-2012 06:13 PM

Quote:

Poi non è che gli SSRI siano delle specie di allucinogeni che ti impediscono di vedere le cose come stanno o di guardare dentro te stesso e fare quel tipo di lavoro di cui parla Veleno.
Infatti non te lo impediscono, ma ti deresponsabilizzano, perchè ti portano a pensare che tutto quello che potevi fare lo stai già facendo e che non c'è bisogno di altro, ma solo di aspettare: 1 mese, 6 mesi, 1 anno, e prima o poi 'sta molecola farà il suo effetto, e intanto posso continuare a fare la vita di sempre senza cambiare nulla...e in caso di fallimento/ricaduta posso sempre incolpare la molecola, la dose, il medico...

Quote:

Anche secondo me adeguarsi significa fare il ragionamento che porti ad esempio tu. Il problema è che non tutte le persone riescono a farlo su tutti gli ambiti della vita e a convincersene davvero, e in certi casi, il farmaco aiuta proprio a fare quello.
Il farmaco non ha neppure lontanamente questo potere.
Cambiare i propri schemi mentali è indiscutibilmente competenza della psicoterapìa.

Riccardo74 06-02-2013 02:39 AM

Salve a tutti sono nuovo di questo forum in cui mi sono imbattuto per caso ed ho trovato molto interessante.Ho letto di tutte le vostre testimonianze sui vari ssri,benzo,ecc....purtroppo da agosto 2011 anche io ho conosciuto questi farmaci(prima ero a malapena a conoscenza che esistessero).Ho iniziato con attacchi di panico per poi cadere in una forte forma di depressione,la cosa buffa che il tutto avveniva nel momento più bello della mia vita,mi ero appena sposato,ecc.La domanda che vi pongo,e credo anche diversa dalle altre perché non mi sembra abbiate ancora affrontato il tema,è la seguente: Voi che incidenza date alla genetica in una malattia come la depressione?Spiego: io ho avuto un nonno che dopo una splendida vita anche condita da grandi successi lavorativi all'età di 77 anni si ammalò di depressione e dopo circa 1 anno si suicidò.Io ero molto piccolo,vi parlo del 1985,ricordo vagamente la cosa ho sicuramente sofferto ma insomma dal 1985 al 2011 non ho mai pensato al suo gesto come una cosa collegata a me.Poi quando la depressione ha iniziato a colpirmi ho iniziato a pormi delle domande,ho cercato qualcosa riguardante la possibile ereditarietà di questa malattia ed in effetti ,nonostante ci siano pareri discordanti sembra che se si hanno casi in famiglia la cosa sia più complicata insomma.Ecco io oggi ho na vera e propria ossessione da questo,nel senso che ovviamente mi sento quasi impossibilitato nel guarire definitivamente come se il mio DNA,i miei geni non me lo permettessero.Oltretutto la cosa"buffa" è che assomiglio molto anche fisicamente al mio nonno materno suicida....cosa ne pensate??Ringrazio anticipatamente tutti quelli che spenderanno 1 minuto del loro tempo per rispondermi

LiborioAsahi 06-02-2013 09:13 AM

Ciao.
La mia idea, detta banalmente, è che ci sono sicuramente delle forti variazioni in funzione della genetica ma non vuol dire molto di per se.
Per usare esempi stupidi (:p) è come aspettarsi che crescano delle belle piante solo perchè si ha un buon terreno, quando se lasciato a se non cresce cmq nulla, essendo un fenomeno multifattoriale.

Doc 06-02-2013 11:06 AM

Liborio ha ragione, la depressione è una forma multifattoriale in cui la genetica fa la sua patre.

Non si può dire che la depressione sia una malattia genetica in senso stretto, ma sicuramente ha una componente famigliare. Si potrebbe poi discutere su quanto questa componente famigliare sia a sua volta genetica o ambientale.

PO-OL 06-02-2013 11:43 AM

Sarebbe curioso sapere se c'è una statistica su quanti uomini cadono in depressione dopo il matrimonio. Potrebbe essere l'equivalente della depressione post-parto per le donne........................

Doc 06-02-2013 03:06 PM

Non conosco le statistiche (se esistono), però nella mia esperienza lavorativa vedo capitare spesso che, quando il maschietto si sposa e/o diventa papà, sviluppa una qualche forma ansioso depressiva. Io, empiricamente, lo attribuisco al fatto che il "ragazzo" a quel punto deve prendere coscienza di essere diventato uomo, con le responsabilità che questo comporta; lo sviluppo di questa consapevolezza può essere destabilizzante.

La depressione post partum delle donne è un fatto prettamente ormonale endogeno, mentre questa forma del maschio è un fatto reattivo ad una situazione ambientale.

INDIO79 06-02-2013 05:40 PM

Quote:

Originariamente inviato da Riccardo74 (Scrivi 400364)
Salve a tutti sono nuovo di questo forum in cui mi sono imbattuto per caso ed ho trovato molto interessante.Ho letto di tutte le vostre testimonianze sui vari ssri,benzo,ecc....purtroppo da agosto 2011 anche io ho conosciuto questi farmaci(prima ero a malapena a conoscenza che esistessero).Ho iniziato con attacchi di panico per poi cadere in una forte forma di depressione,la cosa buffa che il tutto avveniva nel momento più bello della mia vita,mi ero appena sposato,ecc.La domanda che vi pongo,e credo anche diversa dalle altre perché non mi sembra abbiate ancora affrontato il tema,è la seguente: Voi che incidenza date alla genetica in una malattia come la depressione?Spiego: io ho avuto un nonno che dopo una splendida vita anche condita da grandi successi lavorativi all'età di 77 anni si ammalò di depressione e dopo circa 1 anno si suicidò.Io ero molto piccolo,vi parlo del 1985,ricordo vagamente la cosa ho sicuramente sofferto ma insomma dal 1985 al 2011 non ho mai pensato al suo gesto come una cosa collegata a me.Poi quando la depressione ha iniziato a colpirmi ho iniziato a pormi delle domande,ho cercato qualcosa riguardante la possibile ereditarietà di questa malattia ed in effetti ,nonostante ci siano pareri discordanti sembra che se si hanno casi in famiglia la cosa sia più complicata insomma.Ecco io oggi ho na vera e propria ossessione da questo,nel senso che ovviamente mi sento quasi impossibilitato nel guarire definitivamente come se il mio DNA,i miei geni non me lo permettessero.Oltretutto la cosa"buffa" è che assomiglio molto anche fisicamente al mio nonno materno suicida....cosa ne pensate??Ringrazio anticipatamente tutti quelli che spenderanno 1 minuto del loro tempo per rispondermi

Nonostante questo sia il "post"più brutto dove conoscere nuovi utenti,mi dispiace per la tua situazione,ma come già hanno detto altri contano tutti i fattori.
Genetici(o meglio Psicogenetici)cioè la tendenza a vivere la vita in modo malinconico rivolta molto al passato ricordandone solo i momenti difficili ed aspettarsi dal futuro solo cose spiacevoli.
Ambientali perchè un pò si tende ad avere empatia con le persone che ci circondano ed assorbirne i loro umore oltre alla situazione ambientale e socioeconomico di cui noi siamo protagonisti e da come ci facciamo condizionare la vita da essa(es. un evento negativo ha una durata breve mai ci sono persone che la rimuginano per mesi con pensieri negativi come"paura,rabbia").
Hai fatto bene a scrivere ciò che pensi perchè la tua situazione ha una doppia lettura,perchè potrei dirti e non prenderla come un'accusa che sei proprio l'opposto di tuo nonno visto che lui per il 99% dellla sua vita è stata una persona felice.
Anche nella mia famiglia ci sono sia da parte materna che paterna casi di suicidio,mio padre non può bere caffè altrimenti ha crisi di panico,ma già in questo piccolo microcosmo che è la mia famiglia la maggior parte ha un approccio alla vita totalmente diverso dal mio(li vedo e vorrei avere il loro modo di pensare,a volte per me troppo superficiale ma sicuramente più utile ad affrontare le avversità).
La mia situazione socio economica è disastrosa,ma cerco di trovare sempre la serenità anche quando non avrei motivo di averla,gli eventi esterni della vita non possiamo prevenirli ma le reazioni interiori sì,non ti invito ad essere ottimista ad ogni costo so che non ci riuscirai, ma solo di vedere la vita in modo oggettivo"sto male quando sto male,la giornata è negativa quando è negativa"evita di proiettarti nel futuro, ogni giorno ha il 50% di essere positiva ed il 50% di essere negativa,alla fine si fanno i conti,ricordati che niente è positivo e niente è negativo tutto è neutro, siamo noi che gli diamo un valore(se piove per un cercatore di lumache è un buon giorno,ma per un venditore di sale è una giornata di m.)

PO-OL 06-02-2013 06:39 PM

Quote:

Originariamente inviato da Doc (Scrivi 400470)
Non conosco le statistiche (se esistono), però nella mia esperienza lavorativa vedo capitare spesso che, quando il maschietto si sposa e/o diventa papà, sviluppa una qualche forma ansioso depressiva. Io, empiricamente, lo attribuisco al fatto che il "ragazzo" a quel punto deve prendere coscienza di essere diventato uomo, con le responsabilità che questo comporta; lo sviluppo di questa consapevolezza può essere destabilizzante.


Quindi immagino che questa spiegazione sia quanto meno ben più probabile della genetica ereditata dal nonno.

Veleno 06-02-2013 06:46 PM

Più che altro la genetica offre un alibi...

Doc 06-02-2013 10:11 PM

Quote:

Originariamente inviato da PO-OL (Scrivi 400537)
Quindi immagino che questa spiegazione sia quanto meno ben più probabile della genetica ereditata dal nonno.

Quote:

Originariamente inviato da Veleno (Scrivi 400540)
Più che altro la genetica offre un alibi...

In realtà quello che ho scritto non indica questo, perchè la genetica ha un ruolo, se no non si spiegherebbe perchè, a parità di condizioni ambientali, qualcuno sviluppa una forma ansioso depressiva e altri no.

E' come dire che il freddo causa il mal di gola; non è così, sono invece i batteri o i virus che causano il mal di gola, il freddo è solo un fattore favorente.

Allo stesso modo il matrimonio e/o i figli sono un fattore ambientale che agisce su una predisposizione genetica.

Veleno 07-02-2013 12:12 AM

Veramente io intendevo dire che la genetica offre un alibi psicologico al depresso, che può in questo modo attribuire il suo status ad una causa fisica (esattamente come le teorie "organiche" da deficit di serotonina) anzichè mentale.

Per il resto, invece, quanto il modo di vivere un determinato evento sia frutto di una predisposizione genetica anzichè di un apprendimento deleterio in età infantile, è argomento oggetto di perenne dibattito.

Doc 07-02-2013 09:20 AM

Quote:

Originariamente inviato da Veleno (Scrivi 400593)
Veramente io intendevo dire che la genetica offre un alibi psicologico al depresso, che può in questo modo attribuire il suo status ad una causa fisica (esattamente come le teorie "organiche" da deficit di serotonina) anzichè mentale.

Ma vedi, la mente è il cervello (non esite una mente senza un cervello) e il cervello è organico quanto il pancreas di un diabetico, e come succede nel pancreas di un diabetico dove non funziona la produzione di insulina, nel cervello di un depresso c'è una carenza di serotonina (e di altro).

Perchè la carenza di insulina di un diabetico non è un alibi e la carenza di serotonina di un depresso è un alibi?

Se la carenza di serotonina sia poi endogena (ovvero causata da una predisposizione) o sia indotta da un fatto esterno (un evento luttuoso ad esempio) se ne può discutere.

Però se io ho un paziente con il mal di gola non mi interessa più di tanto se l' infezione l'ha contratta perchè ha preso freddo o perchè ha baciato qualcuno che era già malato, mi interessa come curare l' infezione.

DesperateGymwife 07-02-2013 10:02 AM

Che diamine Doc, ma su che pianeta vivi?
I depressi non vedono l'ora di sentirsi dire che hanno una predisposizione genetica a fare una vita di m***@, perchè star male (possibilmente per delle sciocchezze) è la loro aspirazione suprema, e così possono sentirsi autorizzati a pensare "Che pacchia, non devo fare nulla se non frignare un po' di tanto in tanto". Non te n'eri mai accorto nella tua lunga pratica clinica? :cool:

PO-OL 07-02-2013 10:27 AM

Quote:

Originariamente inviato da Doc (Scrivi 400575)
In realtà quello che ho scritto non indica questo, perchè la genetica ha un ruolo, se no non si spiegherebbe perchè, a parità di condizioni ambientali, qualcuno sviluppa una forma ansioso depressiva e altri no.

Certo, anche se bisogna vedere se c'è un gene che predispone alla depressione oppure se si tratta di una scarsa capacità di resistere agli stress ambientali. Può sembrare la stessa cosa ma non lo è... e forse la differenza di punti di vista con veleno può derivare da qui.

Per continuare con l'esempio del corpo, se si fosse predisposti alla depressione l'unica cosa che si può fare è evitare lo stress ambientale, se invece la genetica riguarda la capacità di resistere allo stress bisogna lavorare su se stessi (tesi che propone veleno, se non ho capito male).
Nel secondo caso non è molto diverso dai muscoli, se io geneticamente non sono molto muscoloso e magro... mi farò il mazzo in palestra.

Al di là di questo, quello che volevo dire è che il caso del nonno non mi sembra sufficiente per assicurare di per sè un fenomeno ereditario.
Non sarà ne la prima ne l'ultima persona che dopo aver vissuto tutta la vita al massimo si trova a 80 anni con un corpo che non riesce più a star dietro alla sua mente e decide di chiudere la questione alla sua maniera.

Doc 07-02-2013 11:46 AM

Quote:

Originariamente inviato da DesperateGymwife (Scrivi 400626)
Che diamine Doc, ma su che pianeta vivi?
I depressi non vedono l'ora di sentirsi dire che hanno una predisposizione genetica a fare una vita di m***@, perchè star male (possibilmente per delle sciocchezze) è la loro aspirazione suprema, e così possono sentirsi autorizzati a pensare "Che pacchia, non devo fare nulla se non frignare un po' di tanto in tanto". Non te n'eri mai accorto nella tua lunga pratica clinica? :cool:

Basta curarli bene e riprendono ad essere più che attivi e non "frignano" più.
(poi se uno non ha voglia lo stesso di fare nulla allora è pigrizia e non patologia)


Quote:

Originariamente inviato da PO-OL (Scrivi 400637)
Certo, anche se bisogna vedere se c'è un gene che predispone alla depressione oppure se si tratta di una scarsa capacità di resistere agli stress ambientali. Può sembrare la stessa cosa ma non lo è... e forse la differenza di punti di vista con veleno può derivare da qui.

Per continuare con l'esempio del corpo, se si fosse predisposti alla depressione l'unica cosa che si può fare è evitare lo stress ambientale, se invece la genetica riguarda la capacità di resistere allo stress bisogna lavorare su se stessi (tesi che propone veleno, se non ho capito male).
Nel secondo caso non è molto diverso dai muscoli, se io geneticamente non sono molto muscoloso e magro... mi farò il mazzo in palestra.

Vedi POOL, anche un diabetico beneficia di dieta e attività fisica che vanno consigliate, però lo devi curare lo stesso farmacologicamente (che segua i tuoi consigli o no).

Quote:

Originariamente inviato da PO-OL (Scrivi 400637)
Al di là di questo, quello che volevo dire è che il caso del nonno non mi sembra sufficiente per assicurare di per sè un fenomeno ereditario.

Certo, il singolo caso non è molto significativo.

Veleno 07-02-2013 01:29 PM

Quote:

Originariamente inviato da Doc (Scrivi 400611)

Se la carenza di serotonina sia poi endogena (ovvero causata da una predisposizione) o sia indotta da un fatto esterno (un evento luttuoso ad esempio) se ne può discutere.

E hai detto poco...:)
il nocciolo della questione è tutto lì: è nato prima l' uovo o la gallina?

Quello che è certo, indipendentemente dalla tesi che si decide di sposare, è che alla base delle sindromi ansioso-depressive vi è sempre una percezione in qualche modo alterata della realtà, che porta il soggetto a rispondere agli stimoli ambientali in maniera insufficiente, inappropriata e/o inadeguata.
La differenza è, che per la Medicina questo avviene a causa della carenza del famoso neurotrasmettitore, per cui ripristinato il livello tutto torna ok, mentre per la Psicologia, questo avviene soprattutto a causa di schemi mentali maturati in anni di apprendimento comportamentale in seno ad una situazione disfunzionale, per cui limitarsi alla sola terapìa farmacologia sarebbe l'equivalente di tentare di riempire un serbatoio che perde, se alla base non si correggono gli schemi suddetti attraverso la psicoterapìa.

Personalmente non ho dubbi che l'equazione cervello=pancreas=curo il disturbo allo stesso modo rappresenti quantomeno una semplificazione eccessiva, non foss'altro che per il fatto che quando parliamo del cervello ci addentriamo nel campo della Consapevolezza e del processo del Pensare, che sono attività la cui origine e il cui funzionamento ci sono ancora del tutto sconosciute, e che seppure abbiano un substrato biologico, di fatto producono un risultato che è quanto di più empirico ci è dato di conoscere...

Nondimeno, le percentuali non eclatanti di successo terapeutico attribuibile ai farmaci fanno pensare, così come, di converso, il fatto che ci sono persone che escono da questi problemi senza farne neppure minimamente uso...

PO-OL 07-02-2013 02:49 PM

Quote:

Originariamente inviato da Doc (Scrivi 400652)

Vedi POOL, anche un diabetico beneficia di dieta e attività fisica che vanno consigliate, però lo devi curare lo stesso farmacologicamente (che segua i tuoi consigli o no).

Certo, però ancora non sappiamo se la depressione sia più come una broncopolmonite (che passa totalmente grazie al mix di farmaci e "buona condotta") o come il diabete (perdonami se dico una castroneria ... che una volta che ti viene puoi solo gestirlo).

Quote:

Originariamente inviato da Doc (Scrivi 400652)
Certo, il singolo caso non è molto significativo.

Ok, ti volevo giusto chiedere quanti casi di una specifica malattia debbano esserci in famiglia per poter dire che c'è una qualche rilevanza genetica trasmessa in via ereditaria.

Doc 07-02-2013 04:20 PM

Quote:

Originariamente inviato da PO-OL (Scrivi 400694)
Certo, però ancora non sappiamo se la depressione sia più come una broncopolmonite (che passa totalmente grazie al mix di farmaci e "buona condotta") o come il diabete (perdonami se dico una castroneria ... che una volta che ti viene puoi solo gestirlo).

Non scrivi assolutamente una castroneria, anzi...

Allora premesso che chi ha avuto una polmonite ed è stato guarito completamente ha comunque un pochino di rischio in più di contrarre un altro episodio di polmonite, la Depressione può avere entrambi i comportamenti (ovvero sia quello della polmonite che quello del diabete) a seconda che l' episodio ansioso depressivo sia prevalentemente endogeno o esogeno.

Mi spiego: come forse ho già scritto, mia madre, mia sorella, mio zio sono in terapia antidepressiva; se e quando a mia volta contrarrò questa patologia, presumibilmente la componente endogena (genetica) sarà prevalente, quindi io sono persuaso che dovrò gestirla come si gestisce il diabete, magari con periodi di remissione ma me la porterò finchè campo.

Viceversa una depessione sviluppata dopo un grave evento luttuoso (reattiva), per esempio nell' unico sopravvissuto di una famiglia di 4 persone morte in un incidente stradale, è plausibile che dopo un anno di terapia questa si possa (con i dovuti modi) sospendere e è possibile che la cosa sia finita li.


Quote:

Originariamente inviato da PO-OL (Scrivi 400694)
Ok, ti volevo giusto chiedere quanti casi di una specifica malattia debbano esserci in famiglia per poter dire che c'è una qualche rilevanza genetica trasmessa in via ereditaria.

Non esiste un dato certo, anche perchè resta una patologia multifattorale come eventi causali.

Quote:

Originariamente inviato da Veleno
Nondimeno, le percentuali non eclatanti di successo terapeutico attribuibile ai farmaci fanno pensare, così come, di converso, il fatto che ci sono persone che escono da questi problemi senza farne neppure minimamente uso...

Non so le tue statistiche su cosa si basano.

Però per poter commercializzare un farmaco bisogna ottenere l' autorizzazione dell EMEA e della FDA.
Per ottenere l' autorizzazione bisogna presentare studi di efficacia clinica del farmaco versus placebo su migliaia di persone.
Anche gli SSRI e gli SNRI hanno presentato i suddetti studi e ottenuto l'autorizzazione, però si tratterà dell ennesimo complotto...

Veleno 07-02-2013 11:36 PM

Quote:

Originariamente inviato da Doc (Scrivi 400725)
Non so le tue statistiche su cosa si basano.

Le mie "statistiche" si basano sulle informazioni generali normalmente reperibili in argomento, dalle quali si evince che le percentuali medie di efficacia sarebbero intorno al 60-70% se non ricordo male, il che non solo NON rappresenta un dato eclatante di per sè, ma per di più è un dato che va anche interpretato, perchè bisogna detrarre ad esempio l'incidenza degli effetti collaterali, spesso ben al di sopra della soglia di accettabilità, che finiscono comunque per condizionare la vita del paziente, e le ricadute sul medio-lungo termine...
Ma soprattutto, è in discussione il concetto stesso di "successo terapeutico", che per la Medicina e la Psicologia ha significati completamente diversi.

Doc 08-02-2013 03:16 PM

Quote:

Originariamente inviato da Veleno (Scrivi 400861)
Ma soprattutto, è in discussione il concetto stesso di "successo terapeutico", che per la Medicina e la Psicologia ha significati completamente diversi.

Il successo terapeutico per la medicina è quando un padre che non aveva più voglia di giocare con i suoi figli ritrova la voglia di farlo; il successo è quando un marito che non riusciva più a comunicare con la moglie riprende a farlo; il successo è quando lo stesso padre di famiglia riesce nuovamente ad andare a lavorare.

Se aspetti che la psicologia (?) ottenga gli stessi risultati, se li ottiene, i tempi sono talmente lunghi che nel frattempo i figli sono diventati grandi e non lo riconoscono neanche più, si è separato dalla moglie e ha perso il lavoro (poi non so se è facile uscire da una depressione).

E' bello essere sofistici dicendo che gli effetti della terapia farmacologica sono fasulli, che si deve andare alle cause con la psicologia; anche ammesso che sia vero e fondamentalmente non lo è, prima bisogna salvare la vita del paziente (vita intesa anche come qualità di vita), poi ci si può permettere il lusso di fare tutte le altre cose più o meno inutili.

INDIO79 08-02-2013 06:24 PM

Quote:

Originariamente inviato da Doc (Scrivi 400952)
Il successo terapeutico per la medicina è quando un padre che non aveva più voglia di giocare con i suoi figli ritrova la voglia di farlo; il successo è quando un marito che non riusciva più a comunicare con la moglie riprende a farlo; il successo è quando lo stesso padre di famiglia riesce nuovamente ad andare a lavorare.

Se aspetti che la psicologia (?) ottenga gli stessi risultati, se li ottiene, i tempi sono talmente lunghi che nel frattempo i figli sono diventati grandi e non lo riconoscono neanche più, si è separato dalla moglie e ha perso il lavoro (poi non so se è facile uscire da una depressione).

E' bello essere sofistici dicendo che gli effetti della terapia farmacologica sono fasulli, che si deve andare alle cause con la psicologia; anche ammesso che sia vero e fondamentalmente non lo è, prima bisogna salvare la vita del paziente (vita intesa anche come qualità di vita), poi ci si può permettere il lusso di fare tutte le altre cose più o meno inutili.

Ciao Doc questa volta credo che non hai risposto con la dovuta saggezza che ti contraddistingue,stai facendo l'errore opposto di ritenere solo la cura farmacologica come unico e indiscutibile rimedio.
Quando ho risposto a Riccardo non ho citato come patrimonio genetico il sistema serotoninergico e adrenergico oltre al sistema nervoso simpatico e parasimpatico,proprio per non ritrovarci in questa situazione dove tu a causa mia e delle mie convizioni ti ritrovi in un fuoco incrociato( e come al solito noi continuamo a discutere ma chi ha posto la domanda non batte un colpo);oltre al fatto che non è possibile stabilire se ci sia effetivamente un deficit organico.La tua buona fede è innegabile ma secondo me ogni caso andrebbe valuatato in modo opportuno al di fuori dell'eredità genetica.
Se una persona senza un evento specifico inzia da essere triste con crisi di pianto,e magari questo si protrae per un lungo periodo fino a compromettergli la qualità della vita,il farmaco potrebbe essere utile.
Un'altra persona che ha subito un evento spiacevole inizia a rimuginarci sopra enfatizzandone le emozioni e i pensieri negativi per un periodo abbasatnza lungo,si può valutare se associare la terapia farmacologica a quella psicoterapeutica o solo una delle due.
Mentre una terza persona che inizia a vivere una fase della sua vita in modo sbagliato,come ad esempio la vecchiaia o l'essere lasciato da una persona,se non lavora sull'accettazione di questi eventi ai voglia a somministrargli farmaci,come dice Veleno è come tentare di riempire un secchio bucato.Lo stesso vale per le fobie.
Questo per dirti che non sono completamente contro gli psicofarmaci ma solo che l'asticella per il suo utilizzo e scesa moltissimo rispetto al suo reale utilizzo necesssario.
io purtroppo non mi fido delle varie assiociazioni mondiali e nazionali,Perchè prima che mettessero la scritto sul foglietto illustrativo avvertendo che l'impiego deglli ssri sui minori potesse portare a conseguenze irreversibili un bel pò di loro hanno dovuto togliersi la vita.
Prima che un farmaco per il parkinsons fosse accusato di aver portato sull'astrico e alla rovina con il gioco d'azzardo un bel pò di gente ci ha rimesso tutto.
GOLIA: Il morbo di Parkinson e gioco - Video Mediaset
Non so come fai a dire che una psicoterapia è lunga o breve rispetto al farmaco ma avrai i tuoi motivi.Penso che una volta la medicina e la farmacologia erano la stessa cosa ma oggi non è più così,non si tratta di complotto ma della potenza del dio Denaro.

Doc 08-02-2013 08:14 PM

Premetto che non ha importanza perchè ne stiamo discutendo, ma è comunque importante quantomeno illustrare i vari punti di vista così chiunque ne abbia bisogno possa farsene un idea.

Comunque non voglio convincere nessuno e quindi non insisto a ribadire alcuni concetti.

Però tieni presente questo:
Io non amo parlare di esperienza personale con i miei pazienti perchè anche un centinaio di casi non avrebbero valore statistico, ma quello che ho scritto sopra circa il padre di famiglia che (a causa della depressione) si stà rovinando la vita e al quale, con la terapia farmacologica antidepressiva, quella vita viene restituita, per me sono quasi pane quotidiano. Io lo vedo succedere tutti i giorni e chiedermi di consigliare qualcosa di diverso sarebbe come dirmi di credere che il sole domani non sorgerà. Io non prendo soldi per usare un farmaco piuttosto che un altro, ma l' evidenza schiacciante dell efficacia di un farmaco vissuta in prima persona non può che confermare gli studi di cui sono a conoscenza.

LiborioAsahi 08-02-2013 08:37 PM

Io non dico che non funzionino sul momento.
Dico che ad esempio in america qualche decina di anni fa se uno era stanco e andava dal dottore per quel problema, a 1 su 5 venivano prescritte delle anfetamine. E anche quelle funzionavano egregiamente per abbattere la stanchezza.
E non ci vedo nessuna cospirazione dietro, solo un semplice meccanismo di causaeffetto.

INDIO79 08-02-2013 10:22 PM

Doc le nostre posizioni sono chiare e non mi permetto di contraddirti perchè sai che sulle vicende vissute ho un mio bagaglio che mi porta a rispettare quello degli altri sopratutto quando si parla di sofferenza.
Solo preciso che già avevo sottolineato la tua buona fede e che per quando riguarda i soldi non mi referivo a te e ne tanto meno al singlo medico ma bensì proprio a quelle commisioni di controllo sul farmaco che sono costituite da uomini e non da Santi.
un esempio,Ammiravo Veronesi ,ma come potrei spiegarmi il comportamento di uno che fa tanto la morale sul consumo della carne e poi sulle scorie nucleari e sui telefoni cellulari va in senso opposto.

Veleno 09-02-2013 12:40 AM

Quote:

Originariamente inviato da Doc (Scrivi 400952)
Se aspetti che la psicologia (?) ottenga gli stessi risultati, se li ottiene, i tempi sono talmente lunghi che nel frattempo i figli sono diventati grandi e non lo riconoscono neanche più, si è separato dalla moglie e ha perso il lavoro (poi non so se è facile uscire da una depressione).

E' bello essere sofistici dicendo che gli effetti della terapia farmacologica sono fasulli, che si deve andare alle cause con la psicologia; anche ammesso che sia vero e fondamentalmente non lo è, prima bisogna salvare la vita del paziente (vita intesa anche come qualità di vita), poi ci si può permettere il lusso di fare tutte le altre cose più o meno inutili.

Gli SSRI impiegano dalle 2 alle 4 settimane per palesare i PRIMI presunti effetti.
Direi quindi, che non possano essere considerati di certo una terapìa ad azione rapida.
Una psicoterapìa breve, mirata e ben impostata impiega circa lo stesso tempo e produce risultati straordinariamente superiori in termini di recupero della qualità della vita che non si limitano soltanto alla remissione dei sintomi, ma che permettono al paziente di IMPARARE a gestire emozioni e stati d'animo in maniera appropriata e per lui produttiva.

Io non dico che gli psicofarmaci non funzionino: possono essere un aiuto significativo soprattutto nelle forme reattive, e in particolare, nella fase di "attacco" dove è necessario trovare un varco nel circolo vizioso in cui ristagna la malattìa, ma quando parliamo di forme depressive caratterizzate da una larga predominanza della componente psicologica come le distimìe ad esempio, o come talune reazioni post-traumatiche caratterizzate dalla persistenza di sentimenti ostili etero-autodistruttivi, allora diventa tutta un' altra storia, e lo psicofarmaco può ottenere soltanto risultati modesti, o parziali, perchè se non si RI-EDUCA la psiche del paziente (leggi capacità di cambiare prospettiva, di elaborare e di accettare gli eventi della vita percepiti come avversi), la prognosi resta tendenzialmente sfavorevole:
se una persona ha maturato nel corso degli anni una visione pessimistica che lo porta a coltivare pensieri mesti, attraverso il farmaco potrà mitigare gli stati di angoscia, di ansia e irrequietudine che a questi pensieri eventualmente si accompagnano, ma resterà comunque un pessimista, perchè quello è l'unico modo che conosce di rapportarsi al mondo, e questo continuerà ad essere per lui causa di problemi.
Allo stesso modo, se una persona coltiva un forte sentimento di ostilità nei confronti di una figura di riferimento, ad esempio un figlio prova odio nei confronti del genitore che lo ha abbandonato, difficilmente ci sarà per lui margine di miglioramento se non c'è disponibilità da parte sua ad elaborare detto sentimento...

Che ci si creda o no, la nostra psiche può essere ri-educata, e spesso con MOLTO meno sforzo di quanto si possa pensare, e non solo attraverso la psicoterapìa. A volte intuizioni improvvise possono sbloccare situazioni congelate da anni e produrre benefici profondi già sul brevissimo termine, ma sono tutte cose comprensibili solamente se se ne fa direttamente l'esperienza, altrimenti restano soltanto "facili sofismi".

DesperateGymwife 09-02-2013 04:47 PM

Beh, a me hanno fatto una diagnosi di distimia, che non so neppure se sia azzeccata o meno, e alterno periodi in cui sto abbastanza bene a periodi negativi (come tutti, suppongo, per cui non so se sono distimica o se semplicemente così è la vita...ma forse questo stesso ragionamento pessimista potrebbe essere un sintomo di distimia? ;)).

Ovviamente questi periodi non capitano dal nulla, e soprattutto quelli negativi hanno sempre una causa ben precisa, nel senso che so sempre molto bene che cosa mi rende depressa in un dato momento, e che cosa dovrebbe succedere per farmi stare meglio. Però, noto che anche nell'ambito dello stesso periodo negativo ci sono giorni in cui la tristezza e l'apatia sono schiaccianti, e io personalmente prenderei qualsiasi cosa per sentirmi appena un po' meglio, esattamente come quando uno ha mal di denti e cerca un analgesico per farselo passare. Nello stesso modo ci sono anche giorni in cui il pensiero negativo che trascina l'umore in basso è meno ossessivo e non so come spiegare questa variabilità, perchè le condizioni oggettive sono le stesse e cambia solo l'importanza che gli do io.

Per cui è verissimo che bisognerebbe lavorare su se stessi per cambiare prospettiva, ma io mi chiedo: perchè in certi giorni, nello stesso periodo e sullo stesso problema, questo è realizzabile e in altri no? Io sto cominciando a pensare che nei giorni "no" veramente qualcosa in me non funzioni come dovrebbe a livello bio-chimico, e il cervello si inceppi come un disco rotto su pensieri disfunzionali.

Quando si arriva al punto che prevalgono i giorni così, secondo me è il caso di provare lo psicofarmaco, nonostante tutti i suoi limiti, cioè il fatto che il sollievo non è immediato (almeno se parliano di SSRI), che dia effetti collaterali, e che in alcuni casi non funzioni affatto. Però secondo me è un tentativo che va fatto, e spssso anche lo stesso paziente si sente così giù che è disposto a tutto pur di uscirne.

E fino a qui in realtà mi pare che anche Veleno e Indio concordino sull'utilità di una cura. Sul lungo termine, e nelle situazioni croniche, che siano costituzionali o cronicizzate per altri motivi, credo anche io come loro che l'efficacia sia minore. Non tanto per i motivi portati da loro, ma perchè l'effetto nel tempo si logora, forse perchè il cervello si assuefa (esiste la possibilità di una down-regulation dei recettori anche in quel campo? :confused:) o perchè ogni nuova sfiga funge da nuovo innesco.

Sulla psicoterapia però non sono molto più fiduciosa nella sua possibilità di risolvere casi cronici e complessi.
O meglio, da una parte penso che il lavoro su stessi vada fatto comunque, anche se si prendono i farmaci, e anche se non si fa una vera psicoterapia. Anzi, per la mia modesta esperienza, checchè ne dica Veleno, che poi parla sempre in astratto quindi non so se parli di esperienze sue o no, è proprio il farmaco che facilita lo sforzo di cambiare prospettiva, perchè appunto sblocca il cervello dai suoi ragionamenti inceppati.

Dall'altra stando alle mie esperienze dirette o indirette anche la psicoterapia ha un' efficacia variabile e soggettiva, nel senso che conosco chi ha risolto il suo disagio con una terapia breve (era però un disagio molto circostanziato, legato a difficoltà sul lavoro) e anche chi è stato in terapia anni e anni con l'unico risultato di pagare la villa allo psichiatra.

Veleno 10-02-2013 10:20 PM

In termini di percentuali di successo, la psicoterapìa non credo offra maggiori possibilità rispetto alla farmacoterapìa, perlomeno se consideriamo il breve/medio termine. A mio avviso però, resta da preferire per la qualità dei risultati (leggi valenza riabilitativa), e per il fatto che non produce dipendenza, assuefazione, sindrome da dismissione, effetti avversi di qualunque tipo.
Quanto agli insuccessi, una psicoterapìa può certamente fallire, per il semplice fatto che le variabili implicate sono molteplici, e forse questo è l'unico punto realmente discutibile, anche se in realtà, la maggior parte delle psicoterapìe fallisce quasi invariabilmente per mancanza di collaborazione da parte del paziente.
Sui complessi narcisistici e masochistici che spingono una persona a preferire la mallattìa alla guarigione sono stati scritti interi trattati, ma ovviamente sono soltanto una gran barcata di frottole.

INDIO79 14-08-2014 09:43 PM

Rispolvero un pò questa discussione perchè per me era doveroso visto che io l'avevo aperta.
Come già detto in precedenza convivo da molti anni con l'agorafobia, una volta erano attacchi di panico ed agorafobia poi dopo una cura farmacologica disastrosa sono ricorso a strade alternative che mi hanno permesso di migliorare moltissimo la mia vita ormai a pezzi,ma purtroppo non ho tempo a disposizione e ne tanto meno ho una vita sociale economica e familiare che mi possa aiutare ad uscire completamente dal problema,così ho deciso dopo tanti ripensamentie perplessità di riprovare con i farmaci,supportato e sopportato da un utente di questo Forum a cui sto rompendo non poco le scatole con ogni mia paranoia,da Due giorni ho iniziato questa cura a base di Ssri(paroxetina),per il momento tutto sta andando liscio ovvero è presto per valutarne i miglioramenti ma non ho effetti collaterali di nessun tipo,spero di poter scrivere tra qualche mese che tutto è andato bene senza problemi incrocio le dita e speriamo bene.

Acid Angel 17-08-2014 11:05 PM

Lo spero anche io per te con tutto il cuore Indio.

INDIO79 17-08-2014 11:08 PM

Quote:

Originariamente inviato da Acid Angel (Scrivi 442478)
Lo spero anche io per te con tutto il cuore Indio.

Grazie per il pensiero:)

INDIO79 06-01-2015 09:51 PM

cIAO A TUTTI CREDO CHE SIA ora di aggiornare il post.
cercherö di essere sintetico.
Ho iniziato la curA IL 10/8/2014,come ultima spiaggia di un lungo percorso fatto di sacriifici e privazioni,attingendo molto dalle pratica buddhiste e non ultimo rivolgendomi ad uno psicologo,molti migliaramenti ma mai una quarigione che mi permettesse un autonomia necessaria alle mie esigenze.
si inizia con paroxetina e xanax,subito dopo qualche settimana inizio ad avere forti effetti collaterali ,insonnia e problemi gastrointenstinali molto violenti e ripetitivi,c` Èstato un momento in cui avevo pensato che per me non céra speranza,grazie al supporto di Doc e alla mia testardaggine nel non mollare e cercare comunque di trovare una starda che portasse al successo,a piccoli passi sono riuschito a raggiungere la dose minima terapeutica,per poter valutare la cura come si deve,dopo alcuni mesi le cose sono migliorate molto,8premetto che la mia era sindrome ansiosa con evitamneto fobico),lo scopo della mia cura era quello di poter finalmente uscire di casa per recarmi in cerca di lavoro anche all´estero.
qualche giorno fa e´arrivato il treno che stavo aspettando o meglio una audi station wagon diretta i Germania,ho deciso che era ora di rischiare,forse l´ídeale sarebbe stata qualche tappa intermedia in italia,ma questo e´capitato ed ho preso lóccasione con molti dubbi.ma alla fine dopo 1500km di autostrada alternandomi alla guida per tutta la notte eccomi qui a stoccarda precisamente ad aldingen a scivere questo breve resoconto,poiche´non so se riuscirö ad allenarmi per un pö,ma qualcosa mi inventerö ed e´gia molto se ho reperito una connessione wi-fi ed un pc.
premetto che non lavoro ancora ma volevo condividere questa mia vittoria spero definitiva con gli amici di ieri,di oggi e spero di domani.
spero di poter aggiornare il mio diario con nuovi allenamenti,non sapete che trstezza e´stato dovere riporrere i miei attrezzi in un angolo della cantina,e quello e´stato anche per i miei conoscenti il segnale che questa volta sarebbe cambiato qualcosa,ciao e spero a presto............

Doc 06-01-2015 10:21 PM

Sono felice di questo tuo post!
... questa tua vittoria vale più di 300kg di stacco.
Vivi la vita, se e quando potrai riprenderai ad allenarti :)

INDIO79 06-01-2015 10:27 PM

Grazie Doc.

LiborioAsahi 07-01-2015 09:57 AM

:):):)

Street 07-01-2015 04:50 PM

Quote:

Originariamente inviato da INDIO79 (Scrivi 448199)
cIAO A TUTTI CREDO CHE SIA ora di aggiornare il post.
cercherö di essere sintetico.
Ho iniziato la curA IL 10/8/2014,come ultima spiaggia di un lungo percorso fatto di sacriifici e privazioni,attingendo molto dalle pratica buddhiste e non ultimo rivolgendomi ad uno psicologo,molti migliaramenti ma mai una quarigione che mi permettesse un autonomia necessaria alle mie esigenze.
si inizia con paroxetina e xanax,subito dopo qualche settimana inizio ad avere forti effetti collaterali ,insonnia e problemi gastrointenstinali molto violenti e ripetitivi,c` Èstato un momento in cui avevo pensato che per me non céra speranza,grazie al supporto di Doc e alla mia testardaggine nel non mollare e cercare comunque di trovare una starda che portasse al successo,a piccoli passi sono riuschito a raggiungere la dose minima terapeutica,per poter valutare la cura come si deve,dopo alcuni mesi le cose sono migliorate molto,8premetto che la mia era sindrome ansiosa con evitamneto fobico),lo scopo della mia cura era quello di poter finalmente uscire di casa per recarmi in cerca di lavoro anche all´estero.
qualche giorno fa e´arrivato il treno che stavo aspettando o meglio una audi station wagon diretta i Germania,ho deciso che era ora di rischiare,forse l´ídeale sarebbe stata qualche tappa intermedia in italia,ma questo e´capitato ed ho preso lóccasione con molti dubbi.ma alla fine dopo 1500km di autostrada alternandomi alla guida per tutta la notte eccomi qui a stoccarda precisamente ad aldingen a scivere questo breve resoconto,poiche´non so se riuscirö ad allenarmi per un pö,ma qualcosa mi inventerö ed e´gia molto se ho reperito una connessione wi-fi ed un pc.
premetto che non lavoro ancora ma volevo condividere questa mia vittoria spero definitiva con gli amici di ieri,di oggi e spero di domani.
spero di poter aggiornare il mio diario con nuovi allenamenti,non sapete che trstezza e´stato dovere riporrere i miei attrezzi in un angolo della cantina,e quello e´stato anche per i miei conoscenti il segnale che questa volta sarebbe cambiato qualcosa,ciao e spero a presto............

Felice per te :)
Io non ho avuto gli stessi tuoi problemi ma ho sofferto di ansia "generica" qualche anno fa + attacchi di panico e derealizzazione
Roba tosta...pensavo di non riuscire mai più ad uscirne ma grazie a una brava psicologa ce l'ho fatta
Tieni duro!!

vodka 07-01-2015 04:54 PM

Complimenti per il percorso fatto, la voglia di star bene e i 1500km alla ricerca di un lavoro. I pesi, quando e se necessario, verranno :)

orange 07-01-2015 05:05 PM

Mi associo al resto della truppa, inoltre cambiare vita è già di per se un bel peso, quindi direi che per un po' puoi anche prenderti un bel recupero.
Per correre invece c'è sempre uno spazio, almeno mentre ti organizzi per la pesistica fai un po' di sport, e poi conosci meglio il nuovo habitat.
(Ce l'hai la maglia di "Italia Campione del Mondo 2006 in casa vostra tié"da usare per quando fai running? Così, giusto per inserirti bene...)

milo 07-01-2015 09:16 PM

Ciao Indio, complimenti per la tua vittoria! :)

INDIO79 08-01-2015 08:30 PM

Grazie a tutti di cuore.
il posto e´bellissimo ma le temperature non sono idonee per fare attivitä alláperto se non sei attrezzato,lungo la riva del fiume Neckar cé un pista che e´veramente invitante per correre ma non ho lábbigliamento adatto per gli orari che ho a disposizione,ma ho conosciuto un siciliano che mi ha giä segnalato due palestre vicinissime,appena si definisce la mia situazione lavorativa e dimorativa sceglierö il da farsi

Acid Angel 11-01-2015 10:07 PM

Tu parli a me di coraggio.
Ah, hai fatto un atto di coraggio grandissimo per una persona presa a caso.
Incommensurabile per una persona con i tuoi disagi.
Tanto di cappello My friend. A prestissimo.
Un abbraccio.
Vale :)


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