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Veleno Veleno Non in Linea
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Predefinito 08-07-2012, 08:28 PM

"Costa molto essere autentiche, signora mia,


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carlo88
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dissento totalmente sul fatto che sia l' imposizione ad essere ''altro'' da se stessi a portarci al patologico, quando può essere facilmente il contrario: ossia una condizione patologica può portarci a snaturarci.
Una condizione patologica può imporci di essere "altro" da noi stessi.
In ultima analisi, è la stessa cosa: la discriminante resta la ricerca più o meno spasmodica di un ideale, consapevole o inconsapevole, volontaria o involontaria che sia.

Nelle psicopatologie comuni questa ricerca è solitamente volontaria, consapevole, e le difficoltà ad uscirne sono riconducibili a molte cause diverse.
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  (#2)
greatescape greatescape Non in Linea
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Predefinito 08-07-2012, 01:08 PM


io sono d'accordo su quello detto da veleno
ma aprirsi e accettare i cambiamenti vuol dire anche maturità
cioè insomma tu hai lo scoglio del fisico, che se mangi qualcosa in più o se la bilancia segna di più o lo specchio non ti soddisfa ti senti male e ti auto punisci, questo tua insoddisfazione poi si ripercuote anche fuori.
rischi di portare una maschera a vita.

la vita è fatta di cambiamenti, il fisico cambia si trasforma
anche tu dieventerai come tua madre ci hai mai pensato?
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  (#3)
greatescape greatescape Non in Linea
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Predefinito 08-07-2012, 01:54 PM


devi accettare queste cose e superarle sono dei tuoi limiti, delle cose che ti fanno stare male.
uno potrebbe stare male perchè non ha i soldi per comprarsi macchine da corsa tipo lamborghini, perchè non ha la villa con piscina. perchè non assomiglia esteticamente a certi fisici a cui aspira, perchè magari per quei fisici serve usare altro, puoi stare male per l'altezza, perchè ti cadono i capelli ecc

insomma nella vita ci sono cose che vanno affrontate
la gente che ti circonda ti vuole bene e ti aiuta tu sei una bella ragazza, stai in forma ma non ti accetti te, sei tu che non stai bene dentro, gli altri da fuori ti vogliono bene e per loro stai benissimo.
devi abbattere certe barriere e limitazioni

l' ottica e la visione che hai è falsata e tu questo lo sai

sei troppo rigorosa con te stessa, lasciati andare

Ultima Modifica di greatescape : 08-07-2012 01:57 PM.
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  (#4)
Veleno Veleno Non in Linea
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Predefinito 08-07-2012, 01:59 PM


Bisogna imparare ad accettare la condizione umana: imperfetta, fallace, mortale. Niente di più, niente di meno.
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  (#5)
GiulioWL GiulioWL Non in Linea
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Predefinito 08-07-2012, 07:17 PM


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Acid Angel
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... e in questa cosa non si deve essere tirchie, perché una é più autentica quanto più assomiglia all'idea che ha sognato di se stessa."
Io invece sono abbastanza d'accordo con questa frase

Mi ritrovo nella frase nel senso che non è vero che uno sia autentico solo quando è se stesso. Ma soprattutto, cosa vuol dire essere se stessi?

Se io divento obeso perché mangio come un maiale e sto tutto il giorno davanti alla tv, questa è autenticità? Se io sogno di essere magro perché starei meglio e invece rimango obeso perché sono pigro, sono autentico?

No, io direi che sono pigro. Sono più autentico se riesco a essere il "me stesso" che desidero, cioè se riesco ad essere magro.

Si potrebbe obiettare: si ma tu vuoi essere magro perché pensi troppo al giudizio degli altri...e chi è che non ci pensa agli altri, dai su. Trovatemi una persona che se ne frega di quello che pensano gli altri. E' una bugia, non è così. Il ciccione soffre ad essere ciccione, e se non soffre è perché dalla sua ciccionaggine derivano più benefici che malefici, oppure una condizione neutra. Prendete Giuliano Ferrara, la sua ciccionaggine ormai è parte del personaggio, paradossalmente se non fosse ciccione perderebbe qualche ascolto.

Se trasliamo i discorso dal fisico (i complessi sul quale sono molto adolescenziali) a tutto il resto, non cambia di molto IMHO.

Diciamo che però il discorso falla se l'idea che uno si fa di se non l'ha pensata lui. Allora si che casca l'asino.

Cioè non ci vedo nulla di male a cercare di realizzare, per quanto possibile, l'ideale di se stesso, purché sia un nostro desiderio maturo

Ultima Modifica di GiulioWL : 08-07-2012 07:19 PM.
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  (#6)
LiborioAsahi LiborioAsahi Non in Linea
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Predefinito 08-07-2012, 08:08 PM


Secondo me in quella frase ci andrebbe "realizzata" al posto di "autentica".
"Autentica" non mi sembra nemmeno lontanamente inerente al contesto.
Io perlomeno la vedo diversamente:
Un essere non è maggiormente autentico se incarna un suo ideale.
Un essere è autentico quando accettando la sua condizione riesce a non celarla (o non tentar di farlo) al prossimo (e a se stesso) ma ne prende atto, senza dolore alcuno.
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  (#7)
Lorenzo Lorenzo Non in Linea
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Predefinito 09-07-2012, 12:39 AM


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LiborioAsahi
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Secondo me in quella frase ci andrebbe "realizzata" al posto di "autentica".
"Autentica" non mi sembra nemmeno lontanamente inerente al contesto.
Io perlomeno la vedo diversamente:
Un essere non è maggiormente autentico se incarna un suo ideale.
Un essere è autentico quando accettando la sua condizione riesce a non celarla (o non tentar di farlo) al prossimo (e a se stesso) ma ne prende atto, senza dolore alcuno.
mi trovo d'accordo con questa osservazione di Carlo. Così filerebbe meglio il discorso di Acid.

Ad ogni modo io credo che smettere di volersi migliorare sia sbagliato.

"Fatti non foste per vivere come bruti ma per seguir virtute e canoscenza" secondo me dovrebbe essere la massima di tutti, a qualsiasi livello. Poi io la interpreto proprio come " mai dare per scontato di sapere già tutto oppure se uno è bravo a fare una cosa deve desiderare di migliorarsi ancora". questo può valere anche sul lavoro per chi desidera fare carriera. Ma cmq vedo io intendo il desiderio di migliorarsi in modo sano, senza modelli impossibili ma senza per questo precludersi la possibilità di "sognare" un pò con autocritica e intelligenza.
Su questo discorso ci si potrebbe parlare per ore sviscerandolo meglio cmq...

In altre parole ancora: non diamo mai per scontato niente e impariamo ad accontentarci, senza naturalmente crearci delle ossessioni. Per fare questo però occorre imparare ad amarsi e ad accettarsi. (che non vuole, dato quello detto sopra, appendere le scarpe al chiodo..)

Notte!
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  (#8)
GiulioWL GiulioWL Non in Linea
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Predefinito 09-07-2012, 12:43 AM


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Lorenzo
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mi trovo d'accordo con questa osservazione di Carlo. Così filerebbe meglio il discorso di Acid.

Ad ogni modo io credo che smettere di volersi migliorare sia sbagliato.

"Fatti non foste per vivere come bruti ma per seguir virtute e canoscenza" secondo me dovrebbe essere la massima di tutti, a qualsiasi livello. Poi io la interpreto proprio come " mai dare per scontato di sapere già tutto oppure se uno è bravo a fare una cosa deve desiderare di migliorarsi ancora". questo può valere anche sul lavoro per chi desidera fare carriera. Ma cmq vedo io intendo il desiderio di migliorarsi in modo sano, senza modelli impossibili ma senza per questo precludersi la possibilità di "sognare" un pò con autocritica e intelligenza.
Su questo discorso ci si potrebbe parlare per ore sviscerandolo meglio cmq...

In altre parole ancora: non diamo mai per scontato niente e impariamo ad accontentarci, senza naturalmente crearci delle ossessioni. Per fare questo però occorre imparare ad amarsi e ad accettarsi. (che non vuole, dato quello detto sopra, appendere le scarpe al chiodo..)

Notte!
Straquoto!
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  (#9)
Veleno Veleno Non in Linea
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Predefinito 08-07-2012, 08:23 PM


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Un essere è autentico quando accettando la sua condizione riesce a non celarla (o non tentar di farlo) al prossimo (e a se stesso) ma ne prende atto, senza dolore alcuno.
Quotone per il Libo.
Aggiungo, che anche secondo me l'assunto iniziale non è molto sensato per come è composto, ma è solo una frasetta da film buttata lì tanto per...

Ultima Modifica di Veleno : 08-07-2012 08:39 PM.
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  (#10)
Acid Angel Acid Angel Non in Linea
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Predefinito 08-07-2012, 10:00 PM


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Veleno
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Quotone per il Libo.

Concordo.

Aggiungo, che anche secondo me l'assunto iniziale non è molto sensato per come è composto, ma è solo una frasetta da film buttata lì tanto per...

Ma infatti era soltanto lo spunto per la bella discussione che ne è nata, lo avevi detto proprio tu che sarebbe stato stimolante approfondire. Logico che poi tutto va' scorporato o contestualizzato o, come ha fatto liborio, riformulato.
.
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  (#11)
PO-OL PO-OL Non in Linea
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Tornando al punto, io direi che costa molto di più l'idea di autenticità espressa da liborio che quella di inizio 3d.

E' molto più facile non accettare i propri limiti e finire nel loop della depressione che accettare le carte che abbiamo pescato dal destino.

Poi un altra cosa che ha rovinato intere generazioni sono tutti quei film del c***o con il poveretto disagiato che lavorando/studiando/prostituendosi la notte (ma sempre rispettando i suoi ideali) diventa, a seconda del film: calciatore prodigio, ballerina di fama mondiale, rockstar di successo, presidente degli stati uniti.

La realtà non è così, uno ha un punto di partenza che può essere buono o cattivo e poi, a seconda di quanto si sbatte, arriverà ad un punto di arrivo più o meno distante da quello di partenza. Uno su un milione fa il botto, tutti gli altri no.
Accettare questo è costoso, non incominciare a piangersi addosso perchè non si avrà mai la ferrari piuttosto che una velina diversa per ogni sera piuttosto che andare alle olimpiadi... Questa è la cosa più facile

Tornando a quanto ha detto giulio, è chiaro che per il ciccione che mangia hamburger davanti alla tv questi discorsi non valgono... ma se io domani volessi fare la ballerina di danza classica, potrei tanto impegnarmi e tanto piangermi addosso, ma col tutù proprio non ho speranza di sfondare
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  (#12)
carlo88 carlo88 Non in Linea
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Predefinito 08-07-2012, 09:48 PM


ok, va bene tutto ma non si può ricondurre una malattia grave come la depressione (il cui decorso porta probabilmente al suicidio) al non accettare i propri limiti, o alla ricerca spasmodica e irrisolta di un ideale, appunto irraggiungibile o comunque in conflitto con la propria persona;

il discorso può funzionare per patologie meno gravi, ma malattie come la depressione hanno motivazioni più profonde e complesse; tante volte possono essere genetiche;

Io sono d' accordo con Veleno che il conflitto (più o meno esasperato) ''interiore'' può portare a conseguenze più o meno esasperate, appunto, ma non si può neanche semplificare troppo.
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Veleno Veleno Non in Linea
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Predefinito 08-07-2012, 10:03 PM


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ok, va bene tutto ma non si può ricondurre una malattia grave come la depressione (il cui decorso porta probabilmente al suicidio) al non accettare i propri limiti, o alla ricerca spasmodica e irrisolta di un ideale, appunto irraggiungibile o comunque in conflitto con la propria persona;

il discorso può funzionare per patologie meno gravi, ma malattie come la depressione hanno motivazioni più profonde e complesse; tante volte possono essere genetiche;

Io sono d' accordo con Veleno che il conflitto (più o meno esasperato) ''interiore'' può portare a conseguenze più o meno esasperate, appunto, ma non si può neanche semplificare troppo.
Non è questione di semplificare. E' che la causa primaria della depressione è proprio la differenza tra il reale e l'ideale; più la differenza è marcata, più la sofferenza è significativa.
Sul fatto che alla base vi possano essere ANCHE cause genetiche la discussione è tutt'ora aperta (le possibilità sembrerebbero maggiori in relazione alle sindromi bipolari o alla schizofrenìa); l'osservazione diretta, mediante colloquio psicologico, suggerisce che è invariabilmente lo schema mentale del paziente a determinare la patologia. Quanto poi questo schema sia innato, o acquisito non c'è possibilità di saperlo, e non è neppure importante, dal momento che si può cambiare, almeno entro certi limiti.

Comunque, come nota a margine, è da precisare che la depressione non comporta il suicidio come "decorso obbligatorio"...

Ultima Modifica di Veleno : 08-07-2012 10:15 PM.
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@acid: se vogliamo riformulare, allora dovremmo anche ridiscutere il significato del termine "realizzato": cioè, davvero sono più realizzato quanto più mi avvicino al mio ideale?
Ancora, la mia risposta è NO.
Il mio ideale può essere una promozione professionale: la ottengo, e il giorno dopo, scopro che mi toccano responsabilità che nessuno vorrebbe, e che lo stipendio non è adeguato; quindi, immediatamente lo sostituisco con un nuovo ideale: diverse responsabilità, diverso stipendio. Dunque, quanto sono realizzato veramente?

Aspiro ad un certo tipo di relazione: la ottengo, poi mi accorgo dei difetti della persona con cui condivido il mio tempo, quindi = nuovo ideale: altra persona, oppure persona depurata dei difetti. Di nuovo, quanto sono realizzato, pur essendomi avvicinato al mio ideale?

Comunque la giri, è un autoinganno.
Essere realizzati non ha nulla a che vedere con quanto ci avviciniamo al nostro ideale, ma piuttosto, con come viviamo i traguardi che conseguiamo (e anche quelli che NON conseguiamo); si ritorna nuovamente al discorso dell'accettazione, resa più difficile dalla nostra innata tendenza ad illuderci e come dice POOL, dal fatto che siamo costantemente fuorviati dagli ideali distorti sponsorizzati dai media...
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carlo88 carlo88 Non in Linea
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Predefinito 09-07-2012, 09:07 AM


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Veleno
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Non è questione di semplificare. E' che la causa primaria della depressione è proprio la differenza tra il reale e l'ideale; più la differenza è marcata, più la sofferenza è significativa.
Sul fatto che alla base vi possano essere ANCHE cause genetiche la discussione è tutt'ora aperta (le possibilità sembrerebbero maggiori in relazione alle sindromi bipolari o alla schizofrenìa); l'osservazione diretta, mediante colloquio psicologico, suggerisce che è invariabilmente lo schema mentale del paziente a determinare la patologia. Quanto poi questo schema sia innato, o acquisito non c'è possibilità di saperlo, e non è neppure importante, dal momento che si può cambiare, almeno entro certi limiti.

Comunque, come nota a margine, è da precisare che la depressione non comporta il suicidio come "decorso obbligatorio"...


ho riflettuto su queste parole, ed hai ragione; purtroppo non sempre è facile ristabilire gli equilibri tra conscio e inconscio, o comunque tra ciò che vorremmo essere e ciò che realmente siamo. Tante volte si è così dilaniati che è molto difficile riattaccare le parti.

Hai anche ragione sula fatto che non per forza la depressione porta al suicidio, ma ne può contemplare la possibilità.

Trovo anche io giusta l' osservazione di Liborio, solo che può succedere di conoscere (forse parzialmente) se stessi, ma non avere la capacità di cambiare certe cose.
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