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Predefinito Crack! - 20-02-2008, 03:21 PM

Crack!


Questo è il post più difficile di tutta la mia carriera di psycho-writer. Incredibilmente, è arrivato il momento di farlo, cosa che non avrei mai pensato. Lo faccio per una serie di motivi, uno dei quali è una forma di onestà intellettuale verso i miei "lettori" (perchè c’è gente che, stranamente, legge quello che scrivo e che non posso che ringraziare per permettermi di seguire questa terapia).

Comunque, per capire, dovete leggere. Tutto il pacco

Il 1° Luglio del 2007 mi sono infortunato. Però non uno di quegli infortuni che fanno ridere, della serie "ah non sono più giovane come prima". No no, uno di quelli che lasciano il segno.

Erano le 11 di mattina, mi scaldo per la mia mega-prova di panca, 10×120Kg, qualche giorno prima ero arrivato a 9×120. Inizio la serie, alla 6° ripetizione… una scossa dentro la spalla sinistra. Un crack terrificante, come la stoffa che si strappa, un rumore agghiacciante e indescrivibile. Indescrivibile, questa è la parola. In una frazione di secondo percepisco la gravità del tutto, urlo e lascio il bilanciere crollare sulle barre del rack.

E’ uno shock, i pensieri si susseguono a ritmo forsennato nella mia testa. E’ successo l’inimmaginabile. Ho sempre messo in considerazione l’infortunio, la fine della "carriera". Ma me l’ero sempre immaginata come un ginocchio fracassato, un disco vertebrale fratturato, un bicipite femorale saltato. Questa era l’opzione non contemplata, lo scenario non previsto in tutti i pensieri nefasti. Possibile che fosse successo?

Nel frattempo, una situazione da commedia: mia figlia era in giardino, sente ilsuo babbo urlare, un boato, e inizia a piangere in maniera isterica, mio suocero che era nei pressi pensa che io mi sia dato il bilanciere nel muso e entra come un pazzo nel casotto, mia moglie che era in terrazza al telefono con la sua mamma butta il telefono sul divano e scende in giardino, dopo poco mia suocera arriva con la macchina per vedere cosa è successo, i vicini tutti alle finestre. Un casino, ragazzi, un casino pazzesco da film.

La spalla… è una specie di pappa, se la tocco, le dita affondano nel deltoide. Ho ancora nella testa il rumore dello strappo, mi tremano le mani. So che è grave, perchè ho una lunghissima esperienza di infortuni, fratture, borsiti, tendiniti, strappi, contratture. Ma un rumore così non l’ho mai sentito. So che c’è da stare calmi perchè, tanto, è tutto finito, e solo il tempo dirà cosa c’è da aggiustare. Ghiaccio e tutto il resto.

Nel pomeriggio sotto l’ascella si vede una macchiolina rossa, che si allarga in poche ore in un enorme livido su tutto il bicipite, fino a sotto il gomito. Niente sul pettorale. Mi si inizia a paralizzare il pettorale e la spalla, inizio a perdere l’escursione del braccio (in questo momento, che sto scrivendo, ho il respiro un po’ accelerato al ricordo). So che è normale, che una conseguenza ci deve per forza essere, però… mi guardo meglio allo specchio e… cazzo… manca un pezzo di pettorale, mi sembra… guardo meglio… il tendine del pettorale è visibile in parte se alzo l’omero. Che cazzo è successo? Sudore freddo a litri.

Mia sorella mi porta al Pronto Soccorso perchè il braccio si è immobilizzato. Ci vado come proforma, prassi, perchè è domenica, perchè non posso fare altro, perchè non voglio a distanza di 10 anni avere il rimpianto del "ah se fossi andato". Il dottore, che ha probabilmente un innesto cerebrale che gli fa emettere positroni, mi fa una risonanza a vista: "probabilmente hai rotto il tendine del capo lungo del bicipite", mi segna 10 giorni di riposo, il braccio al collo e una ecografia. So benissimo che ha detto una cazzata, ma ringrazio.

Penso di essermi staccato il tendine del pettorale, di essermi strappato il deltoide, cerco di razionalizzare il tutto. Conosco troppo bene le sensazioni dell’infortunio, della convalescenza, del recupero… cerco di razionalizzare e di stare calmo. Mi sento una merda perchè quando succedono questi casini metto sotto pressione, per delle cazzate in fondo, i miei cari. Cerco di non stressarli, di non fargli capire quanto sono preoccupato, anche se loro… lo sono già. Non hanno ben capito, ma sono preoccupati.

Chiamo Ado, Enrico, Valerio, ho bisogno di sentire qualcuno che mi capisca, qualcuno "del mio mondo". Sono tutti gentili, mi rassicurano, mi confortano, mi spiegano.

Inizia la settimana strana, quella post infortunio. La cronaca è: il lunedì non riesco ad andare a lavorare, la spalla non si muove più, sotto l’ascella ho delle corde che tirano l’omero a se. Il mercoledì faccio l’eco, chiaramente il capo lungo del bicipite è sano, per il resto non si vede un cazzo perchè il medico non riesce ad inserire la sonda sotto l’ascella. Mi faccio segnare una risonanza, 60 euro di ticket, prima data utile a Settembre. Pagando 125Euro posso farla giorni dopo in un’istituto a Terontola, pagando 320Euro posso farla il giorno stesso. Probabilmente pagando 3000Euro avrei potuta farla prima di farmi male, viaggiando nel tempo sfruttando un effetto quantistico delle macchine di ora. Opto per 125Euro, tanto, non cambia nulla.

Faccio la risonanza, mi infilano dentro il tubo senza chiedermi niente e senza poter dire niente, perchè l’istituto è una catena di montaggio per risonanze e non c’è modo di parlare con chi esegue. Il referto mi lascia perplesso, perchè in pratica risulta che non ho praticamente niente. Mi hanno fatto la risonanza come si farebbe ad un vecchio, ad uno qualunque.

Ma questa è la fredda cronaca. Perchè quella settimana è stata una delle esperienze più… più… a distanza di tempo, devo dire, più sorprendenti che abbia mai fatto.

Per prima cosa, le persone intorno a me, i miei amici, i miei colleghi, i miei capi, colleghi che sento solo per telefono, compagni di viaggio, si sono dimostrate molto affettuose, come non avrei mai pensato. Saputo che mi ero fatto male (e il motivo… che per uno al di fuori di questi giochi è un motivo idiota), si sono tutti interessati e sono stati tutti molto premurosi. Tanto per dire, Gianni e Paolo, i colleghi con cui faccio il pezzo dalla stazione al lavoro, mi hanno portato a forza la valigetta da ingegnere per tutta la settimana che sono stato con il braccio al collo, troppo gentili! Ancora oggi, a distanza di tempo, c’è chi mi chiede, specificatamente, del mio pettorale. Cioè… si ricorda di me, un atto che presuppone che abbia lasciato traccia nella sua testa. Questa cosa mi meraviglia sempre.

Nella famosa settimana ho fatto quello che non andrebbe fatto ma che tanto tutti facciamo in queste situazioni: sono andato a razzolare su Internet per capire cosa avevo. In italiano non c’è molto, perciò ho googlato con pectoralis injuries, tendon tear, pectoralis tear e parolette simpatiche del genere. Ho capito che il tendine del pettorale non poteva essere rotto, per la sua complessità, per il dolore immane che ne scaturirebbe e principalmente per le foto che ho trovato, raccapriccianti.

Poi, però, ho trovato cosa succede se il muscolo del pettorale si lacera, tutto. E ho visto le foto degli interventi di sutura. Da brivido. Poi ho trovato un test. Se il pettorale si lesiona e si lacera, il capezzolo tende a calare. Non solo, ma muovendo il braccio in avanti il pettorale non "segue" il braccio. Allo specchio… un capezzolo era, sembrava, appariva, me lo sono immaginato, più basso. Ma, in più, per la piccola escursione di movimento che avevo, la tetta non si muoveva!

In quel momento mi sono spaventato. Che cazzo avevo… e come l’avrei curato? Cosa sarebbe rimasto? Immaginatevi, se potete, di essere colpiti in quello che avete di più caro. Ok, lo so che è quasi vergognoso scrivere queste cose, perchè le cose serie sono la famiglia, i figli e tutto il resto. Ma tanto, sappiamo tutti che quando "quelle cose lì" sono ok, c’è anche altro. Immaginatevi di colpo di essere degli invalidi nell’attività che più vi piace, o di ritrovarvi deformati nel vostro corpo a cui voi, come me, tenete.

Ho poi avuto un pensiero, un flash, qualcosa che dura quanto un movimento colto con la coda dell’occhio. Ho pensato: "ma se non posso fare più tutto questo" (i pesi, ovviamente) "cosa penseranno gli altri di me?" Ecco, lì ho vacillato. Mi sono spaventato. Non tanto per lo strappo, ma per quello che avevo pensato.

L’evento impronunciabile ha fatto venire alla luce qualcosa con cui pensavo aver fatto i conti circa 20 anni fa. Io sono un tipo che fa autoanalisi, che si mette sempre in discussione, che si fa 3000 seghe mentali… pensavo di aver superato questa fase, quella del dimostrare a se stessi e agli altri non si sa bene cosa (sintetizzo, non vorrei narcotizzarvi), invece, di botto, come un pugno nello stomaco è tornata prepotentemente fuori. Quanto, cioè, quello che faccio influenza quello che sono? E il non poterlo più fare… cosa lascia di me? E’ chiaro che io esisto indipendentemente da questa roba, che il mio "valore" non dipende da quanto faccio di panca, però, cazzo… non è così, se sono preoccupato di questo.

Quanto tutto questo è un hobby, quanto un dovere, quanto un piacere, quanto una schiavitù, quanto è penetrato dentro di me da rendermi dipendente? Perchè è 23 anni che io faccio queste puttanate, sono io che le controllo o loro che controllano me? Sono io o ho una maschera che mi è penetrata nella carne e non la posso più togliere?

Avete mai visto The Wall? Io si, circa 200 volte, su tutti i media del pianeta. Pinky ha costruito un muro per difendersi, ma non può più uscire.

Ho sempre pensato che le persone si giudicano sotto stress. Bene, io sotto stress non valevo niente. Questo era il triste responso dell’applicazione delle regole con cui io faccio due palle a tutti.

Quando ho capito la gravità delle implicazioni, sono uscito di casa e ho passeggiato per circa 2 ore sulla Statale.

In più, questo stato di prostrazione psicologica mi faceva sentire una vera merda proprio perchè il motivo era del tutto stupido: ok per il cambiamento, ok per la percezione di se, ok per tutto, ma… Cristo… non è che mi avevano amputato un braccio. "C’è gente che sta peggio di me e non rompe i coglioni così" mi ripetevo. Però… niente, era più forte di me. Mia moglie mi è stata molto vicino, comprensiva nel cercare di capire l’incomprensibile, perchè, ragazzi, questa è una cosa incomprensibile per i più.

Devo dire che Valerio si è fatto carico di ciucciarsi le mie telefonate di ore, per tutta la settimana fatidica. Mai persona si è dimostrata disponibile verso un’altro essere umano come Valerio, e non so se io al contrario sarei stato così attento.

Valerio fa vedere le foto (perchè nell’assurdità di quelli come noi, è assolutamente normale scambiarsi le foto degli infortuni) del pettorale al suo ortopedico di fiducia. Colgo l’occasione per andare da lui a farmi visitare, perchè ha un appuntamento disponibile il giorno dopo la risonanza. Perciò, un’altra pazzia: andare a farsi visitare a Roma.

Piccola parentesi. Nella sfortuna, questo evento ha del positivo: lo stesso giorno ha appuntamento dallo stesso dottore anche Davide, Powerfull sui vari forum, che si è fatto male alla schiena nel riappoggiare un bilanciere sul rack. Davide è una specie di Superman, in più è simpaticissimo e buonissimo. E’ accompagnato da degli amici stupendi e passiamo dopo un bel pomeriggio a chiacchierare.

Sono molto agitato quando entro dal dottore. Legge la risonanza e dice "quando fanno una risonanza ad un atleta dovrebbero guardarla meglio". Mi fa stendere sul lettino e comincia a toccarmi seguendo un percorso, è evidente dal fatto che ovunque mi tocca mi fa male. Altri movimenti, altri test con le braccia in varia posizione. Sono dovuto venire fino a Roma, ma so già che ne è valsa la pena.

Questa è la diagnosi: mi sono strappato parte del capo corto del bicipite, parte del pettorale clavicolare esterno, quasi tutto il coracobrachiale. Mi sono salvato dalla lacerazione totale perchè c’era il rack su cui ho potuto lasciar cadere il peso, altrimenti la contrazione muscolare in uno stato di lesione del genere avrebbe amplificato la lacerazione. Nemmeno uno spotter mi avrebbe salvato.

Però… si guarisce. Per altri 20 giorni devo fare riposo e automassaggio, prendere della vitamina C ed E (mi pare, non mi ricordo bene), poi per 2 mesi non usare assolutamente il braccio per alcun esercizio se non fare delle contrazioni del pettorale premendo le mani fra di se.

Il doctor mi dice che se non faccio cazzate torno come prima. Perchè la differenza fra me e un sedentario è come fra una 500 e una Ferrari. La 500 va piano ma si rimette a posto con due martellate, la Ferrari va forte ma ha bisogno di ben altre cure dal meccanico.

Chiedo quanto tempo ci vorrà per tornare come prima, anche se so che è impossibile avere una risposta definitiva. Risposta: minimo 6-9 mesi. Devo tornare da lui a Settembre per avere un quadro più preciso.

Il dottore è una persona molto profonda. Oltre alla diagnosi corretta, ha molta esperienza in fatto di infortuni di atleti. Infatti, è per questo che sono qui. Mi dice una cosa che mi colpisce molto e che anche adesso mi torna spesso in mente. Dopo un infortunio c’è una guarigione fisica, ma c’è anche una guarigione psicologica. C’è tutto un percorso di ricostruzione mentale, che è fondamentale.

Torno a casa, soddisfatto. Ho capito quello che ho, dopo circa 10 giorni di assoluta assenza di informazioni chiare. Ho capito quanto è grave e cosa devo fare. Ho capito che si guarisce, anche mi sembra impossibile perchè sotto l’ascella ho come dei tiranti che mi immobilizzano il braccio.

Quando ero piccolo vidi un film su un U-Boat tedesco che, bersagliato dalle cariche di profondità, si inabissa sempre più fino a toccare il fondo del mare. In treno, sento la chiglia del sommergibile sbattere sul fondo, il tonfo sordo, il rumore delle bolle che scappano verso la superficie. Quello è il mio "fondo". Più in basso non posso andare. Sono sullo zero della scala di misura. Ora si può solo risalire. Mi ricordo di essermi addormentato profondamente.

Partiamo per il mare, se non altro posso guidare. Ho una escursione migliore ma parziale, nel senso che non posso estenderlo sopra la testa, mi fa ancora male tutto, il livido è sempre bello grosso.

Comincio ad intravedere il risultato finale: manca una striscia di tessuto da 3/4 della clavicola verso l’ascella, e il deltoide è meno pieno. Non ci voglio pensare. Faccio il mio automassaggio 3 volte al giorno, sotto l’ascella c’è come una corda di gomma grossissima che va dal pettorale fino alla fine del deltoide.

Sulla spiaggia, osservo i passanti. Persone normali, secche, grasse, niente six pack, niente velleità di culto del corpo almeno apparentemente. Però sembrano normali, felici? Magari quello è un serial killer, quell’altro uno schizofrenico, ma apparentemente sono tutti contenti. Se ne sbattono del loro corpo, non hanno le fisse che ho io, non ricercano sempre di andare oltre al limite come faccio io. Sicuramente, si fanno meno seghe mentali di me e stanno meglio di me.

Poi vedo un ragazzo con una gigantesca cicatrice da ustione su tutto il busto, dal collo all’ombelico. Mi immagino che se la sia fatta con la classica e terribile bomboletta dell’alcool che esplode. Avrà 20 anni al massimo, è con la sua ragazza mano nella mano. Passeggia sul lungomare, si espone, perciò si accetta. A me non riuscirebbe, non tollererei di avere addosso una cosa del genere. Sto facendo due palle per questo buco che ho nella spalla che manco si vede, che farei con una mostruosità del genere? Un ragazzino che ha la metà dei miei anni mi insegna come affrontare… la vita?

La settimana al mare mi serve per ricalibrarmi. E’ bello, quando si tocca il fondo, rimanerci per un po’ e farsi cullare da quella strana malinconia ovattata degli abissi della propria mente. Dal fondo si può solo risalire, ma… perchè affrettarsi?

Capisco perchè mi sono fatto male (ma lo dirò alla fine, perchè non è importante, adesso), accetto che non tornerò come prima, che la panca me la posso scordare. Accettare l’evento è lo step zero, il più difficile.

Lo step uno è molto più semplice. Io dico e scrivo cose molto motivanti. Sul ricostruire, sul crescere, sull’impegno, sulla perseveranza. Bene. Facile è scriverle per gli altri, quasi automatico. Adesso tutte le stronzate che in decenni ho detto… le devo applicare a me. E vediamo se sono o meno stronzate. Lo step uno è la volontà di agire e non piangersi addosso. Un insegnamento di mio padre recita grosso modo così: "perchè tu possa lamentarti, devi fare. Se ti lamenti ma non fai nulla, probabilmente stai bene così e ti costa meno lamentarti che cambiare"

Lo step tre è un’altra cosa in cui credo da sempre: mai sbracarsi. Se non vuoi andare avanti, almeno non andare indietro. La percezione che abbiamo di noi stessi è data anche dalle nostre abitudini. Le abitudini, la ripetizione anche ossessiva di certi comportamenti, dà stabilità. E la stabilità dà sicurezza. Perciò, devo allenarmi. Anche se il tempo dell’allenamento dura meno della doccia, è l’atto volontario a fare la differenza. Decido che il mio non-sbracamento è allenarsi su base regolare, per tutta l’estate, fino a che non sarei tornato dal dottore, a fine Settembre.

A questo punto, si tratta di decidere come riempire le sedute d’allenamento. Difficile allenarsi senza usare le braccia… mumble mumble mumble… il dottore ha detto che non devo usare le braccia, non ha detto che non devo fare lo stacco o lo squat…

Se McGyver riusciva a costruire una bomba termonuclerare con due taniche di benzina e un accendino, io invento questo



Con questo coso è possibile fare stacco senza usare le mani e, accorciando la catena, anche lo squat. Ok, è un po’ folle e non lo consiglierei a nessuno, però perchè non provare?

Decido anche di iniziare a fare un po’ di attività aerobica, essenzialmente perchè a me questa roba fa cagare e sono scarsissimo. Perciò, dato che ho tempo… voglio impegnarmi a migliorare. Non posso correre perchè le mie due tenosinoviti si fanno sentire, opto per la cyclette.

Per il pettorale invece di stringere le mani fra loro (non posso misurare nulla e questo mi stressa), aggancio degli elastici ai fermi e alle barre del rack in modo da avere una specie di pectoral machine regolabile.

La "tabella d’allenamento" è perciò questa:

Mar: stacco - addominali - pettorali
Mer: cyclette
Sab: squat - addominali - pettorali
Dom: cyclette
Inizio la cyclette con 5′, incrementandoli di 5 in 5. Questo perchè a mio avviso è necessario un adattamento di testa alle cose che non si fanno mai. Obbiettivo: 1 ora di attività continuativa, rantolando, strisciando, ma… 1 ora. Frega un cazzo delle stronzate sulla fascia lipolitica. 1 ora a girare le ginocchia, e farsela piacere. Scopro però che è in fondo rilassante. Piazzo la cyclette nel giardino e mi godo il sabato mattina il panorama Toscano che i tedeschi pagano negli agriturismi della zona.

Sperimento nello stacco, provo l’hip belt squat (cagata di esercizio se non si ha l’attrezzatura), provo esercizi con gli elastici. Mitici gli elastici… sarebbe interessante fare un video-corso sulle cose che si possono fare con gli elastici: good morning, stacchi, squat… e sono anche belli duri. Immaginate di dover andare in trasferta: buttate un po’ di elastici in valigia e avete una palestra tutta per voi. Ok, è follia… però c’è chi pedala sott’acqua, voi potrete fare squat con gli elastici!

Capisco quanto la presa sia importante negli esercizi. Nello squat come nello stacco, il non poter afferrare e stringere il bilanciere mi fa generare meno forza di quanto potrei. Le mani amplificano la forza di tutto il corpo, e mai conferma alle teorie di Tsatsouline è più evidente.

Usando il pettorale comincio a capire cosa mi riserva il futuro. Mancando un pezzo, la contrazione è del tutto diversa e la tetta si contrae più verso il centro, lasciando un vuoto sotto l’ascella. Non è il massimo da vedere ma se non mi muovo non si nota.

In più, è incredibile come si attribuisca importanza estetica ad un muscolo, il pettorale, che nella vita di tutti i giorni non serve veramente a niente. A metà agosto ho fatto una specie di trasloco in casa, tutto da solo. Ho mosso scatole, scale, mobili, tirato, premuto. Non ho dovuto fare particolari movimenti per non utilizzare il pettorale clavicolare. Pochissime volte si ha la necessità di portare l’omero dall’esterno all’interno, e difficilmente si dovrà strizzare qualcosa con le mani. Di solito, si tira o si spinge da angoli in cui si usano deltoidi e tricipiti.

L’unica cosa che non ho potuto fare bene è stato spolverare tipo "Dai la cera, togli la cera" come faceva Daniel-San. In quel movimento, il pettorale viene usato notevolmente.

Riscopro una sensazione che avevo perso negli ultimi anni. Il piacere di allenarsi… così, per il puro gusto di farlo. Sperimentare, provare, senza uno scopo, un obbiettivo. Senza dover finalizzare nulla, senza dover dimostrare nulla. Il piacere di essere solo nel casotto durante il recupero, nel silenzio. E’ sempre stato così e, forse, oppure sicuramente, questa sensazione è una delle tante che mi fa fare quello che faccio. Solo, l’avevo dimenticato.

Prima di tornare dal dottore riesco a tirare 180Kg di stacco e a fare un 6×6x140Kg con 1′ di recupero, 120Kg di squat e un 6×6x90Kg. E Arrivo a un’oretta di cyclette.

La seconda visita è ansiogena come la prima, forse un po’ meno. Il dottore è contento perchè da quanto capisco quelli con la mentalità come la mia sono le persone che preferisce. Perchè sono precise e fanno quello che gli si dice. Sono di fatto guarito. Ho recuperato l’escursione totale, non ho più la gomma sotto l’ascella, ho buona parte della forza per le attività da sedentario.

Ora devo ricostruire l’atleta. Obbiettivo: non fare cazzate. Più farò in fretta, più aumento le possibilità di farmi male. Iniziare con serie da 15-20 ripetizioni, poi allenarsi come ho sempre fatto, solo con meno peso. A febbraio-marzo l’ultimo controllo.

Inizio un paio di settimane di sperimentazione, muovo la spalla, provo le trazioni e le flessioni a 1/10 del movimento, sento come delle aderenze che si rompono. Inizio la panca con 20Kg in 10×2. La prima volta carico 30Kg, li sollevo, a metà ho paura. 20Kg non li ho mai fatti, nemmeno quando ho iniziato. Però adesso ho un vuoto nell’alzata, non c’è trazione nell’ultima parte della traiettoria. Non credo di poter guarire ma… ho fiducia, anzi, fede, nelle parole del dottore.

Imposto una scheda di allenamento che è fatta così:

Mar: stacco - addominali
Mer: Lento in piedi - bicipiti - parte superiore a piacere
Gio: cyclette
Sab: Squat - panca - a piacere
Dom: cyclette
Bene o male, rimane così tutt’ora. imposto lo stacco e lo squat in una struttura semplicissima (a cui dedicherò un altro pezzo) di 10×2, 10×3, 10×4. Questa roba… mi piace. Volume, peso, poche segate complicate, ogni ripetizione ben fatta. Ogni 3 settimane scarico nel senso che elimino i 3 allenamenti infrasettimanali, il sabato che nessuno mi rompe le palle me lo tengo.

E’ più forte di me, non ce la faccio a non fare così: mi devo dare degli obbiettivi. Un’affermazione che lessi sugli obbiettivi, su cui concordo in pieno, è che un obbiettivo perchè sia sfidante deve essere impegnativo ma fattibile. Se è irrealizzabile non può essere un obbiettovo. Ecco quello che pensai, a metà Ottobre e 20Kg di panca, e che è tutt’ora valido:

Sopravvivere ai miei primi 40 anni, arrivandoci al meglio della forma fisica di sempre. Fattibile, dài
Ai 100Kg di panca scrivere questo post per i miei lettori. Non dire niente sarebbe come barare: magari c’è chi segue qualcosa di quello che dico, ed è giusto che sappia con chi ha a che fare. Però, essendo questi un po’ cazzi miei, renderli pubblici mi costa fatica.
Nel 2009 partecipare al Campionato Italiano di Stacco da Terra. La gara completa è un casino, ed è bene accettare che uno come me non può imparare ad usare fasce e corpetti da solo o in situazioni disastrate. In più, la panca non è più quella di prima. Ma lo stacco no. E un obbiettivo a lunga scadenza non fa mai male.
A suo tempo avevo promesso a mia figlia che non avrei più fatto i pesi pericolosi, e infatti tornati a casa ho eliminato la panca, gli appoggi per il bilanciere e tutta l’attrezzatura che rende la mia stanza una discarica di ferro. Se ci ripenso, che ho fatto panca con gli elastici e squat sul parquet mi vengono i brividi…

La cosa incredibile di tutta questa situazione è che è… emozionante. Questo non è un film in 3 parti, con l’eroe felice, che poi ha un tracollo, e poi risorge per combattere i cattivi e vince. Questa è la vita reale, e io non so se guarirò. Però… è una sfida. Tornerò come prima? Quanto perderò? La sfida è emozionante perchè non so chi vincerà, non c’è alcuna certezza.

Faccio panca in mesocicli da 5×2, 5×3, 5×4, scarico e aggiungo 10Kg. A 60Kg sento tirare sotto l’ascella, fa male. Stringo la presa, passo alla panca stretta. E continuo. Il corpo umano si dimostra essere una macchina adattativa che lotta per sopravvivere in tutti i modi.

Il tessuto muscolare cerca di ricrescere dove può ad una velocità impressionante. Se il resto del corpo crescesse in questo modo oggi sarei 100Kg. Tutto intorno alla linea di strappo il muscolo si addensa e le forme ritornano. La spalla fa parecchio male e devo contrastare il nuovo assetto con un sacco di esercizi per i rotatori.

70Kg, 80Kg, 90Kg. Arrivo a 3×3x90Kg, ma adesso tira nuovamente. I 100Kg si allontanano di nuovo. Allargo la presa, torno a 60Kg. Non mi fa male, assolutamente. E insisto con uno schema 5×4 dove ogni settimana salgo stavolta di 5Kg. Sembra impossibile, ma se si fanno le cose con gradualità, il corpo reagisce in maniera stupefacente. Realizzo 3×3x90Kg a presa larga.

Nel frattempo tutti gli altri parametri di forza tornano ai loro livelli o sono superiori. Ad esempio, da 1/10 di trazioni passo nel tempo a un allenamento con sovraccarico di 4×1x50Kg + 4×2x40Kg + 4×3x30Kg + 4×4x20Kg recupero 1′. A proposito, sapete che nelle trazioni si usa il pettorale? Io lo sapevo, ma non sapevo come o quanto.

Mi sono fatto l’idea che la ridondanza muscolare che abbiamo serva anche a coprire queste lesioni. Più muscoli sinergici che sopperiscono gli uni alle carenze degli altri, in maniera che se si perde parte della funzionalità, i rimanenti coprono la mancanza.

Arrivo a fare cose che mai avrei pensato. 10×1x180Kg di squat sotto il parallelo e un 1×200Kg centrando un risultato che cercavo da sempre. Nello stacco un 10×2x210Kg senza cintura e piastre da 35cm quando nel 2004 facevo 10×1x210 con cintura e nel 2000 210 era il record annuale.

Provo lo stacco da terra a una gamba e tantissimi esercizi per i flessori delle anche. Sto curando el asimmetrie e gli squilibri e… funziona. Anche la cyclette è come se avesse una funzione riequilibrante. La mia schiena sta meglio adesso con questi carichi che qualche anno fa.

Scopro anche che mi piace fare questa cazzo di cyclette. La domenica mattina, ad esempio, mi sveglio prestissimo (alle 6.45) e pedalo guardandomi un film, senza nessuno che rompe le palle. Ho fatto 2 ore e 15′ di fila, tutta la durata dei Trasformers e durante il combattimento fra Optimus Prime e Megatron ho accelerato il passo. Poi Die Hard 4 o tutta la saga di Alien, oppure cagate quali Ong Bak o The Protector. Di certo la mattina non pedalo guardando la Corazzata Cotionki.

Infine, stringo le mani e schiodo prima un 5×1x100Kg e poi un 5×2x100Kg. Ed ecco questo post qua. Avevo detto che lo avrei fatto e… l’ho fatto. Per me, principalmente. Significa che il tempo scorre e che le cose non sono statiche. Che c’è una evoluzione.

Inizio anche a visualizzare di nuovo il movimento della panca. Stretta, non piana normale. Quando ci provo, il cervello si disattiva. Alla fine, sono tornato a posto eccetto che per quel singolo, fottuto, movimento. Io avevo 130Kg di massimale di panca stretta con fermo e un 6×3x105Kg. Sono a 5×2x100Kg. Non ci sono vicino ma nemmeno così lontano. Il prossimo obbiettivo sarà proprio il famoso 6×3. E allora, sarò in pratica tornato come prima.

Non so chi è ancora qui a leggere questa roba. Però, ripeto, il motivo, oltre quanto espresso sopra, è che voglio che chi mi legge sappia bene chi sono. I miei pregi, i miei difetti. Voglio che possa giudicare con chiarezza. Non lo faccio per raccontare i cazzi miei e basta.

Infine, perchè mi sono fatto male? Perchè mi sono allenato troppo, perchè mi sono allenato male, perchè ho fatto le trazioni prima, perchè ho messo le mani troppo larghe… Vi prego, voi non potete saperlo, perchè non eravate lì con me. E io ci ho messo parecchio per darmi questa risposta.

Ovviamente, c’è stato un errore di valutazione. Un errore. Non è successo per sfortuna, ma per un errore. Troppo peso, troppe ripetizioni. L’errore non è nato quel giorno, ma prima. Il problema è che io non ho fatto cazzate o sboronate varie.

Mio suocero (che da quanto era preoccupato mi ha detto che ero un coglione solo 2 mesi dopo lo strappo) mi ha detto una frase del genere quando gli parlavo di questa roba: "io ho sempre visto fasciati i cavalli da corsa e mai i brocchi". Quelli come me, e sicuramente sono in buona compagnia, sopravvissuti a decenni di allenamenti, non fanno più cazzate da principianti. Però riescono a spingere il loro corpo oltre ogni limite, perchè si conoscono e sanno come fare.

Questo, per forza di cose, aumenta il rischio. Nessuno che prova un record del mondo di velocità vuole strusciare le gengive sul fondo di qualche lago salato del cazzo. Però per quanto possa essere prudente, il gioco in se è pericoloso. Questo è quanto è successo a me.

Ogni anno, in quel periodo, io mi dedico due settimane a esercizi a ripetizioni più alte del normale. Questo era il terzo anno, e il volume complessivo era anche inferiore a quello dell’anno prima. Solo, ogni anno non è lo stesso, io sono un anno più grande, i carichi sono diversi, la storia pregressa con cui sono arrivato a quel periodo diversa. Non ho saputo cogliere i segnali deboli del mio corpo. E ho pagato un allenamento di troppo.

Poi, potete credermi o meno.

Il punto non è questo errore, ma la causa di questo errore: il voler andare sempre oltre ogni limite in questa roba che a me piace. Io concepisco questa attività come sfida con me stesso. Questo è quanto. Fino a che tutto ciò è confinato dentro dei limiti, è tutto ok ed è costruttiva. Quando i paletti cedono e la totalità del gioco è solo la sfida, allora è un eccesso. Perdere il piacere di quello che si fa, il gusto dell’attività in se. Questo è stato l’errore. Quando la fiamma della passione diventa un incendio, non ci si scalda ma si arde e ci si consuma.

Però, come sempre, io capisco queste cose solo con le maniere forti. Metto questa esperienza (che non è finita eh) nel salvadanaio delle esperienze che mi hanno cambiato. Per fortuna, sono poche. Però tutte intense come questa, magari senza lesioni.

Sono molto più tranquillo, ho capito tante cose di me. Questa volta come tutte quelle precedenti. Evidentemente, io funziono così. Speriamo di non dover imparare altro in questo modo, che so… che ad accendere i raudi in casa magari questa prende fuoco. O che se sto troppo al PC a scrivere queste stronzate mia moglie mi fa iqquorna con l’idraulico "che la capisce" (a proposito… ecco perchè il lavoro dei bagni non è venuto bene…)

Ogni tanto, quando mi guardo allo specchio, ci penso al mio buco sotto l’ascella. Perchè questa è la vita reale. Un muscolo strappato non ricresce e per quanto il corpo umano sia meraviglioso, per i miracoli non è attrezzato. Mi consola il fatto che anche Stallone ha avuto quello che ho avuto io, infatti mi sono rivisto Rambo 2 con gli occhi fissi sul suo pettorale destro.

Non voglio dire che questo evento traumatico sia stato… positivo. Ma c’è stato. E, come ho sempre sostenuto, una condizione di stress permette di valutare le persone. Io mi sono scoperto per molti aspetti peggiore di come avrei pensato di essere, ma per altri… migliore.

Penso che nella vita non si smetta mai di conoscere e di conoscersi. Certe cose per alcuni sono banali, io le ho scoperte a 39 anni nella maniera più dolorosa che possa esistere.

Infine, ringrazio tutti quelli che in questi mesi mi hanno dato una mano, in particolare Enrico e Valerio e tutti gli altri che non nomino per non fare l’elenco strappalacrime tipo "grazie mamma". Se è pur vero che ognuno è solo in questi momenti e deve fare i conti con se stesso, sapere di avere delle persoen che possono in qualche modo capire è un aiuto importantissimo.

Pubblico senza rileggere i dati che ho sulla chiavetta USB, perchè già mi sto vergognando di quello che ho scritto, e va a finire che poi rimane nella memoria.

Ciao

Paolo
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  (#2)
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Dal titolo pensavo ti fossi dato alla droga

Sarà banale, ma non si finisce mai d'imparare e per imparare, a volte, devi sbatterci il muso.

L'esperienza può rischiare di farci diventare superbi e di dimenticare che le capacità sono un valore influenzato da tanti parametri e che non sempre la volontà è sufficiente.

C'è anche da dire che, come hai detto, certi problemi si verificano quando porti il fisico al limite o superi quelli che ai più sembrano limiti invalicabili.
Per ambire a certi risultati bisogna sfondare qualche muro, l'accortezza sta a farlo con un blindato e non con una 500.

L'infortunio fa parte dell'evoluzione, ci fa capire quando esageriamo ed in cosa abbiamo esagerato.
Tu lo hai capito quindi sei diventato un atleta migliore ed hai contribuito, col tuo racconto, a migliorare quelli che lo hanno letto.

Spero serva anche a convincere chi, dopo un infortunio, molla perchè ormai si vede perso.
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  (#3)
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Predefinito 20-02-2008, 05:22 PM


Ora capisco la tua assenza in questo periodo Paolo.... Ho letto tutto per filo e per segno e l'unica cosa che posso dire e': mi dispiace. Mi dispiace che ti sia successo l'infortunio, ma ti capisco e so quanto una passione possa portare verso gli eccessi di valutazione.
Mi fa piacere che tu ti sia "riscoperto" e che non hai mollato per niente, dando prova di coraggio e fornendo un esempio, ad amici e parenti ,di quanto la perseveranza e la passione ci possano riportare in carreggiata.
Finisco con un classico ma sincero augurio di un pieno recupero

Giuseppe
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  (#4)
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Predefinito 20-02-2008, 06:26 PM


Hai già scritto tutto tu!
Fortuna tua che sei circondato da persone che ti vogliono bene e che soprattutto ti capiscono, aggiungici pure il tuo carattere determinante.
In bocca a lupo.
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  (#5)
Trokji Trokji Non in Linea
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Predefinito 20-02-2008, 07:02 PM


Tanti auguri di buona ripresa Paolo, anche se ormai mi pare da quel che dici che ti sei quasi del tutto rimesso . L'importante è rispettare tutte le precauzioni, ovvero riscaldamento, tecnica corretta, evitare di tirare alla morte eccetra, ma ovviamente anche nei casi in cui (come te) si applica tutto alla perfezione ci si può infortunare lo stesso, fa parte del gioco purtroppo .
Mi sembra un'ottima testimonianza di come si può imparare dai propri errori e di come si può riprendere bene sia fisicamente sia dal punto di vista psichico da un evento traumatico (traumatico in tutti i sensi).
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  (#6)
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Predefinito 20-02-2008, 07:59 PM


bravo Paolo.
Complimenti per il recupero e per l'insegnamento che ci hai dato
Un proverbio Indiano recita più o meno così:
"Non aver paura di avanzare lentamente, abbi solo paura di fermarti"
Mi sembra che tu lo abbia messo in pratica perfettissimamente
Auguri
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  (#7)
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Unhappy 20-02-2008, 11:50 PM


Paolo scusa tanto ma non ho tempo di leggere tutto,lo farò a scaglioni.
Per adesso ti auguro solo di rimetterti presto.
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  (#8)
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Predefinito 21-02-2008, 05:43 PM


Ho letto tutto, lo spirito è forte a quanto pare e ti stai riprendendo, anzi, a dire il vero agli inizi immaginavo un finale diverso...

Quote:
Quello è il mio "fondo". Più in basso non posso andare.
Il tuo fondo riferito a quel contesto. Potevi semplicemente goderti le altre cose belle e più importanti che hai, senza infognarti e incupirti pensando a quella che anche per tua ammissione è una cavolata.
Ma ti piace combattere, e questo è un bene, basta che ti rimangano sempre ben chiare in mente le priorità della vita e che le cavolate non prendano il sopravvento sulle cose più importanti. Perchè se tu sei triste e depresso, lo sarà di sicuro anche chi ti stà intorno a ti ama.
Buona guarigione
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  (#9)
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Predefinito 21-02-2008, 06:49 PM


Salve a tutti, vorrei chiedervi una cosa: quando purtroppo si è vittima di un infortunio come quello di paolo il recupero non sarebbe molto più veloce se si assumessero anabolizzanti a dosi farmacologiche?
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  (#10)
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Predefinito 21-02-2008, 09:04 PM


Paolo ho letto tutto.... tra poco mi commuovevo...


Ogni parola sarebbe riduttiva di fronte a questa situazione.....

Ti auguro di raggiungere e superare i tuoi vecchi record.

Bellissimo post,forse uno dei più significativi che abbia mai letto in qualsiasi forum.... una lezione di vita.

Ciao,Matty.
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  (#11)
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Predefinito 21-02-2008, 11:50 PM


Quote:
Vegeta
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Salve a tutti, vorrei chiedervi una cosa: quando purtroppo si è vittima di un infortunio come quello di paolo il recupero non sarebbe molto più veloce se si assumessero anabolizzanti a dosi farmacologiche?
Quale sarebbe la dose farmacologica?
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  (#12)
IronPaolo IronPaolo Non in Linea
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Predefinito 22-02-2008, 10:02 AM


Ragazzi grazie delle belle parole! C'è sempre una strana sensazione quando si scrivono certe cose e ci si espone un po'... forse più di "un po'".

Un misto di ansia e di curiosità.

So benissimo che il fatto di essere "depresso" o "triste" o giudicare tutto questo come una "prova" è la dimostrazione di quanto sia fortunato: altri in questo momento sono in qualche colonna umana alle porte di qualche frontiera di qualche paese del terzo mondo, scacciati dalle loro case per qualche pulizia etnica. Questa, la prima cosa che mi viene in mente.

Perciò, lo so di essere un privilegiato

Allo stesso tempo... questi sono i miei problemi. E, poichè sono miei, sono i più importanti del mondo. Penso che l'importanza di questa roba sia non tanto per il pettorale in se, ma per quello che rappresenta. Un equilibrio si è rotto, un'altro si è formato. Come si reagisce agli squilibri dati dall'ambiente ci qualifica come persone, nel bene e nel male.

Razionalizzare, contestualizzare, ma non minimizzare. Guardare con la mente fredda chi sta peggio, ma non mortificarsi perchp noi stiamo bene e possiamo permetterci certi "problemi". Ho visto che le cose non funzionano se faccio così.

Sarebbe come dire che una anoressica dovrebbe guardare chi muore di fame per guarire. La mente è strana, non funziona così, anche se sarebbe bello...

Grazie a tutti, di cuore!

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Vegeta
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Salve a tutti, vorrei chiedervi una cosa: quando purtroppo si è vittima di un infortunio come quello di paolo il recupero non sarebbe molto più veloce se si assumessero anabolizzanti a dosi farmacologiche?
Ciao! In questo tipo di infortuni la guarigione è molto... spirituale. Perchè fisicamente non guarisci: un muscolo strappato non ricresce, ti becchi quello che rimane. E più che di guarigione parlerei di rieducazione, fisica e mentale.

Se la lesione è piccola, allora alla fine nemmeno te ne accorgi, ma a quel punto... che senso ha accelerare il processo di guarigione? Se non gareggi e hai scadenze, aspetti un po' di più!
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  (#13)
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Predefinito 22-02-2008, 01:22 PM


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-BiggerThanYou-
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Quale sarebbe la dose farmacologica?
la dose farmacologica sarebbe quella per cui è nato l' anabolizzante e non la dose da cavalli usatta dai body builder..........
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  (#14)
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Predefinito 22-02-2008, 01:34 PM


credo che abbia bisgno di tempo e di riprendersi da quella grossa paura...non di anabolizzanti...
anche io che a volte ho male alla zona lombare ho tanta paura quando faccio lo squat o gli stacchi e non potro' (x ora )aumentare i carichi xchè la forza psicologica è troppo forte rispetto a quella muscolare...
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  (#15)
Matty Matty Non in Linea
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Predefinito 22-02-2008, 02:48 PM


Paolo comunque secondo me dovresti intraprendere qualche via che ti porti a scrivere un qualcosa che possano leggere tutti...non sto scherzando, con questo post hai lasciato trasparire molte emozioni che non si possono immaginare....

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