bell'articolo (come al solito) ed ottimi punti di riflessione.
Io pero' più invecchio e più ne vedo e temo purtroppo che ci siano delle difficoltà molto elevate nell'imparare uno schema motorio specifico, quando per anni hai settato tutto il tuo corpo in un' altra direzione. Sarò lagnoso ma porto sempre la mia esperienza con il judo. Io ho difficoltà estreme a fare dei movimenti semplicissimi che molti nelle arti marziali danno per scontati. Non importa il livello di conoscenza o di pratica; io certi movimenti prima di farli devo pensarli e ragionarci sopra, quando invece mi viene chiesto di farli d'istinto. Non sto parlando delle tecniche della sacra scuola di hokuto, ma di semplici movimenti del corpo ai quali non sono abituato e che a differenza mia, un ragazzino di 6 anni, non avendo condizionamenti precedenti, impara nel giro di una settimana. Allo stesso modo vale il contrario; mi è capitato di vedere in sala pesi gli allenamenti di alcuni dei ragazzi che fanno judo. Conoscendomi, ed avendomi visto fare squat con un po di chili sopra al bilanciere, mi hanno chiesto se potevo impostarglielo. Be ti giuro che è stata una cosa di una difficoltà pazzesca. Tutti, nessuno escluso, voleva in qualche modo riprodurre lo schema motorio di alcune tecniche che si fanno in accosciata nel judo finendo per fare quasi sempre uno squat in punta di piedi. La differenza con me che sono ora agli inizi con questa arte marziale è che io voglio impararla; è una sfida con me stesso, non per arrivare chissà a quale risultato, ma perchè è uno sport che mi piace e che mi piacerebbe saper fare a livello di sufficienza. Quindi ci metterò un infinità di tempo per imparare cose che per altri sono semplicissime, ma ce la farò. Allo stesso modo per convicere un judoka che fare pesi in un certo modo è come non farli, ce ne vuole. Devi trovare delle persone che hanno veramente voglia di imparare e che siano estremamente motivate, per portarle a fare uno squat sotto il parallelo entro certi canoni. La difficoltà nello staccarsi da determinati movimenti acquisiti in uno sport che si pratica come attività principale, diventano insormontabili se non c'è, come dici te, la volontà (non tanto la necessità) di imparare quel movimento. In palestra mi è capitato di insegnare lo squat a dei ragazzi che fanno semplicemente bodybuilding ricreativo (come lo chiamo io) ed anche ad altri che si sono voluti cimentare nel PL ma provenienti da altri sport (ci metto dentro anche te Paolo). Be, mentre per i primi è bastato far vedere il movimento, la necessità del reclutamento della catena posteriore, la posizione del bilanciere, e la direzione delle anche perchè già dalla prima seduta facessero uno squat decente, per gli altri sono sorti una marea di problemi quasi snervanti per una serie infinita di motivi, quasi tutti pero' riconducibili allo sport praticato in precedenza. Questo per dire che al di la del transfer, dando per scontata la conoscenza e le capacità di chi insegna lo squat jump nella pallavolo, quest'ultimo viene preferito allo squat completo perchè è più semplice ed immediato da far capire a chi per scelta salta come un canguro ad ogni allenamento. Insegnare uno squat completo fatto in un certo modo, a chì ha un condizionamento diverso, è faticoso e assolutamente non facile. Si dovrebbero perdere tanti allenamenti nella pratica di questa cosa impostando sessioni di pesi specifiche, dove spesso l' atleta non essendo ricettivo (leggi: se ne sbatte alla grande), vanifica ancora di più il lavoro con i pesi. Quindi come giustamente dici, o queste cose le si vuole imparere e ci si sbatte il muso contro, oppure possono risultare del tutto superflue. |
ciao paolo, ciao enrico
porto la mia esperienza visto che lavoro nella pallavolo come preparatore quello che dice paolo è sacrosanto! la ricerca del transfert diretto porta ancora oggi la maggioranza dei preparatori a fare eseguire squat parziali (spesso molto parziali!) e/o jump squat... io sposo completamente il discorso di paolo: lo squat serve a migliorare la tripla estensione e il reclutamento motorio. quindi va fatto in un certo modo.. indipendentemente dal fatto che poi i salti non sono in accosciata completa a maggior ragione visto che la tecnica di salto non sempre è delle migliori.... e sarebbe meglio imparare a saltare invece che migliorare la forza in un gesto scorretto! ho notato anche che atleti con una scarsa tecnica nel salto hanno più difficolta nello squat rispetto a chi salta correttamente e quindi padroneggia gia meglio la tripla estensione riguardo al discorso di Enrico posso confermare, spesso è cosi... insegnare a squattare profondo ad un ragazzo che magari sono anni che salta in maniera scorretta è spesso più difficile... però facendogli capire l'importanza di fare le cose in un certo modo (vedi tutto il dscorso di Paolo) e tramite qualche accorgimento pratico di solito si riesce sempre..... ovvio deve esserci molta volonta da parte dell'atleta, questo è fuori discussione... altrimenti non si fanno i pesi e non muore nessuno |
e da quando fai il preparatore nel volley lol
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2 anni... scusa ma come ti permetti di scrivere "lol" ?
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Mi ha fatto tornare alla mente quando, oramai 20 anni fa cazzarola, feci per un po' il preparatore atletico di una squadra di calcio giovanile molto quotata. Io venivo dall'atletica dove c'è di sicuro la cultura del "gesto", l'uso dei piedi per spingere, la didattica degli esercizi per la corsa. Mi ritrovai con decine di ragazzini che, pur volenterosi, erano NELLA CORSA e ovviamente non nel calcio dei veri zapponi che il peggiore di quelli della mia squadra era Ben Johnson. Il punto era che... loro dovevano giocare al calcio, non essere tecnicamente corretti nella corsa. Perciò pur provando a correggere, ad inserire esercizi nuovi, a stare dietro a quelli che andavano messi più a posto tecnicamente, alla fine era un casino incredibile perchè tutti gli altri si "sfavavano". E allora... scatti avanti ed indietro. Li facevo correre e vai... Far fare lo squat jump alla fine è sicuramente più facile che uno squat sotto il parallelo: saltano tutti e tutti si aspettano che li fai saltare, il risultato è immediato. Comprendo perciò perfettamente il punto di vista e anzi per certi aspetti lo condivido in pieno: la specificità delle pippe mentali di uno sport non può essere trasferita ad un'altro perchè... l'altro non è lo sport di base e pretendere certe finezze è solo utopia quando il tempo per certe cose è limitato. Ciò che però mi fa un po' irritare (incazzare sarebbe troppo perchè in fondo non me ne può fregare di meno, sono solo pesi eh...) e che fa un po' irritare anche te :) da quello che ci siamo sempre detti è che un conto è dire "gli faccio fare lo squat jump perchè nel tempo che ho alla fine è la cosa più semplice" (posizione opinabile ma per molti aspetti condivisibile alla fine), un conto è dire "gli faccio fare lo squat jump perchè è l'esercizio adatto per migliorare l'elevazione" o, peggio, "gli faccio fare squat jump perchè loro usano solo quel ROM". Un conto è la necessità, un conto è la certezza di essere nel giusto e di non metterla mai in discussione. Perchè in questo secondo caso non c'è proprio evoluzione, mentre nel primo nulla vieta di inserire, dopo o prima il cazzo di squat jump che tutti si aspettano, due seriettine schie schie di squat sotto il parallelo, perdendo 10' e basta ma costantemente ad insegnare una tecnica decente, magari inventando che è un esercizio che fa il tal preparatore straniero. Quello che voglio dire è che di sicuro io non entrerei mai a gamba tesa dentro una preparazione atletica di una squadra di qualsiasi cosa, starei attento alle regole esistenti, al passato, a tutto per mantenere una continuità con la precedente gestione, ma introdurrei piano piano, molto piano, degli elementi nuovi. Pochi ma lo farei. Però, è necessario che il preparatore stesso sia cosciente che lo squat jump non è il mezzo allenante ideale. Non perchè lo dico io ma perchè lui lo pensa. Lui deve essere convinto, se vuole cambiare le cose. Molta umiltà, però anche molta determinazione. |
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notte |
si hai ragione paolo, ma sono sicuro che qualcuno che si sbatte perchè le cose siano cosi c'è sul serio eh. Qualcuno volenteroso che pensa che lo squat jump non sia nulla rispetto ad un accosciata completa di sicuro c'è, resta sempre da vedere con chi ti relazioni alla fine.
Poi ecco, considera anche che allenare uno o due atleti in sala pesi è enormemente diverso che allenare una squadra. Ci sono propio delle difficoltà oggettive diverse, oltre che dei livelli di attenzione ai minimi termini specialmente quando hai a che fare con ragazzi giovani. |
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ciao |
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si è verissimo che lavorare con 2 persone per volta sia enormemente più facile rispetto a lavorare con una squadra...!!!! infatti io preferisco dividere sempre a gruppi e quando facciamo pesi non siamo mai più di 3 o 4. altrimenti sarebbe oggettivamente impossibile fare le cose x bene. soprattutto i primi periodi paradossalmete (o forse no) però lavoro molto meglio con ragazzi giovani (o giovanissimi).. sia da un punto di vista motorio sono più facili da migliorare sia da un punto di vista caratteriale. hanno più voglia emotivazione di fare le cose per bene (escludendo solo certi elementi) mentre all'avanzare con l'età gli schemi motori errati sono spesso consolidati ed è più difficile intervenire. e anche psicologicamente uno ch per 15 anni si è allenato in un certo modo è dura farlo riflettere. e magari anche le motivazioni sono minori cosi come il tempo a disposizione per questo premo molto alla società di farmi iniziare con la preprazione dai ragazzi giovanissimi. in modo da creare corrette e solide basi. perchè dopo un certo punto come avete detto entrambi è spesso meglio non intervenire, se non minimamente...... solo che in uno sport come il volley non ci sono i fondi per fare una preparazione dalle categorie giovani... io mi ritengo gia un caso particolare |
in che serie stai?
riporto la mia esperienza con il calcio serie c2. il problema maggiore sta nell'umiltà dei soggetti che alleni e nella loro voglia di migliorarsi. a parte le difficoltà oggettive (che per un pallavolista per certi versi possono anche essere maggiori), se gli atleti sono fossilizzati su quello che hanno sempre fatto e non hanno voglia di provare cose nuove, non riuscirai mai ad impostarli come devi. mi è capitato di avere 30 atleti sotto, dai 15 ai 35 anni, quindi come potete immaginare con esperienze "leggermente" diverse ed era veramente difficile allenarli bene.. il punto è riscire a convincerli (chi dal punto di vista emozionale, chi da quello razionale) poi il lavoro diventerà ENORMEMENTE più facile |
una serie C e un' under 18
sono daccordo con quanto hai scritto... infatti cerco sempre di fare un lavoro differenziato... non tutti hanno le stesse possibilità/esigenze/motivazioni......... perchè il tempo è limitato, gli allenamenti tecnici di gioco sono spesso prioritari per il risultato e non tutti sono disponibili a fare allenamenti extra per la preparazione |
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Traduzione italiana a cura di: VbulletinItalia.it
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