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All the Truth Member
Messaggi: 10,930
Data registrazione: Sep 2009
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![]() L'acqua e' gia' privata. O meglio, esiste una legge che consente alle amministrazioni locali di fare un paio di cose: - affidare servizi pubblici locali di rilevanza economica ad aziende private - determinare il prezzo dell'acqua in modo da consentire una adeguata remunerazione del capitale investito. Questo vuol dire che qualsiasi acquedotto locale, a gestione di una amministrazione locale o di un consorzio di amministrazioni locali, puo' essere affidato in gestione ad una azienda privata. Azienda che poi puo' decidere il prezzo dell'acqua in modo da avere un ritorno minimo garantito sul capitale investito. Il processo e' simile a quello gia' compiuto per alcune altre municipalizzate del gas e dell'energia elettrica (penso alla ex'AMGA di Genova, ora diventata Iride). Il referendum mira ad abrogare le norme di cui all'inizio, in modo da rendere impossibile il trasferimento della gestione degli acquedotti pubblici in mani private. Il business e' enorme, e sicuro. La distribuzione dell'acqua e' un monopolio locale, con tariffe garantite il cui aumento e' garantito per legge. Non c'e' alcuna concorrenza, e spesso gli obblighi in termini di investimento non sono fatti rispettare in maniera molto severa. Ed anche se lo sono, il costo finisce col ricadere sempre sugli utenti (vedi il caso Autostrade, un altro monopolio che da pubblico e' finito privato). Le supposte efficienze che verrebbero introdotte da una gestione privata vanno confrontate con i costi maggiori che una azienda privata impone sul servizio. Prima di tutto, perche' gli azionisti vogliono un ritorno sui propri soldi; inoltre, perche' una azienda privata, quando deve farsi prstare soldi per fare investimenti, paga un tasso di interesse sul prestito che e' quasi sempre piu' alto di quello applicato ad un ente pubblico. Buona giornata. |
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